La Settimana Santa in Sardegna è un evento che affonda le radici nei secoli e che, ancora oggi, rappresenta uno dei momenti più intensi dell’anno. Il rito è rimasto quasi intatto, conservando la matrice iberica senza le contaminazioni che altrove ne hanno mutato l’essenza. Processioni solenni, canti sacri in latino e sardo, la partecipazione delle Confraternite con i loro abiti tradizionali: tutto questo si ripete identico, anno dopo anno, nei centri dell’Isola, in un connubio tra religiosità e rappresentazione popolare.
La Regione ha deciso di investire 500 mila euro per il cartellone degli eventi, inserendo la Settimana Santa tra i dodici appuntamenti principali del 2025. «La Settimana Santa in Sardegna è fede e senso di comunità. Paesi interi si raccolgono in preghiera, rinnovando rituali antichissimi, capaci di sprigionare una forte attrattività», afferma l’assessore del Turismo, Franco Cuccureddu. «Quest’anno, grazie alla Pasqua alta, prevediamo un aumento dei flussi turistici».
L’evento si svolgerà dal 13 al 21 aprile e coinvolgerà tredici Comuni: Sassari, Oliena, Aggius, Castelsardo, Gonnosfanadiga, Desulo, Cagliari, Oristano, Bosa, Iglesias, Tonara, Villamassargia e Alghero. Processioni e riti si susseguiranno in tutta l’Isola, con momenti come Su Scravamentu, la deposizione del Cristo dalla croce, e S’Incontru, il simbolico incontro tra il Cristo risorto e la Madonna.
A differenza di altre regioni d’Italia, dove il folklore ha spesso sovrastato la tradizione religiosa, in Sardegna il legame con il passato è rimasto saldo. Le Confraternite, vere custodi di questo patrimonio, conservano canti e cerimoniali che altrove si sono perduti. «I riti più autentici della Settimana Santa si rifanno alla presenza spagnola, ma in Sardegna si sono mantenuti più integri che nella stessa Spagna, proprio per la minore influenza esterna nei secoli», sottolinea Cuccureddu.
Il Lunedì di Pasquetta chiuderà la Settimana Santa con spettacoli, concerti e iniziative culturali in tutta la regione. Il turismo religioso è una risorsa ancora poco valorizzata, ma in Sardegna, più che altrove, può rappresentare una leva per allungare la stagione e portare visitatori nei mesi primaverili. Quest’anno, con il cartellone regionale e una promozione coordinata, l’obiettivo è trasformare la tradizione in un volano economico per le comunità coinvolte.