Parola ai giovani candidati: Flora Missoni - Candidata consigliere a Cagliari con i Progressisti

Flora Missoni, 31 anni, educatrice. Ha da sempre fatto politica dal basso e dato il contesto storico ritiene che sia arrivato il momento che le persone che si considerano di sinistra facciano uno sforzo comune per arginare il fascismo dilagante. 

1) Perché hai scelto di candidarti in questo partito? Ho accettato di candidarmi nella lista Progressisti con Massimo Zedda innanzitutto perché me lo ha proposto Matteo Massa (consigliere comunale con i Progressisti) con il quale due anni fa ho condiviso una parte del percorso che si era attivato per contestare il Regolamento Urbano della giunta Truzzu. Condivido inoltre la visione di città che Massimo Zedda propone e che ha già in parte dimostrato di applicare (oltre le promesse) durante i suoi precedenti mandati. Ci sono ancora tante cose da fare e cose che si potrebbero sicuramente fare meglio, per cui ho deciso di accettare questa candidatura perché ho la sensazione che questo sia un momento proficuo per portare nuove visioni e progetti per la gestione politica della città. 

2) Cosa ti ha spinto a entrare in politica e candidarti per il consiglio comunale di Cagliari? Io ho sempre fatto politica dal basso attraverso centri sociali, collettivi, associazioni, etc. Sono tutte quelle organizzazioni spontanee più o meno strutturate che io penso siano fondamentali in una democrazia per la formazione di una coscienza politica collettiva rispetto a quello che dovrebbe essere il “bene comune” e per incentivare la partecipazione delle persone ai processi decisionali. In queste esperienze ho imparato a confrontarmi con gli altri in un'assemblea, a rispettare la diversità, a praticare l'inclusione, a ragionare su temi importanti che riguardano il benessere di tutte e tutti, a decostruire elementi del nostro sistema sociale, culturale ed economico che siamo abituate/i a dare per scontato ma che non sempre sono giusti. Ho sempre sentito il semplice voto come estremamente limitante in un sistema democratico, io credo in una democrazia partecipativa, per cui ho deciso di partecipare come posso alle decisioni politiche della mia città.

3) Quali sono le principali iniziative o progetti che vorresti portare avanti in consiglio comunale? Ciò che vorrei portare in consiglio comunale è strettamente legato alla risposta precedente e alla mia formazione professionale. Io lavoro come educatrice, ho studiato Scienze dell'Educazione e in generale ho una formazione che riguarda le scienze umane (psicologia, sociologia, antropologia, etc). Le persone oggi hanno un forte rifiuto verso la cosiddetta “politica istituzionale” e io comprendo molto bene questo rifiuto. Le persone non si sentono rappresentate, si sentono prese in giro e a tutte/i noi sembra quasi che votare sia inutile. Io penso che il voto non sia abbastanza se non è accompagnato dalla partecipazione diretta delle persone, se non si permette alle persone di esprimersi, incontrarsi, confrontarsi e trovare soluzioni ai problemi comuni. 

4) Qual è la tua visione per il futuro di Cagliari e come pensi di contribuire a realizzarla? Sono andata a studiare fuori, prima a Firenze e poi a Bologna. Negli anni ho visto queste città cambiare profondamente a causa della turistificazione senza limiti e della gentrificazione. Sono processi che hanno investito tantissime città europee e che hanno a che fare con una visione produttivista e capitalista della città che a mio parere guarda solo l'aspetto economico (tra l'altro a vantaggio solo di alcuni) e non l'aspetto vitale e umano che interessa le persone che una città la abitano. Ho visto queste città diventare invivibili per le persone del posto, i quartieri storici del centro svuotarsi e diventare dei musei a cielo aperto nei quali puoi sostare e consumare solo se hai una certa disponibilità economica, i mercati e i tradizionali luoghi di incontro come le piazze snaturarsi per diventare “decorosi” ma morti. Alla luce di ciò mi chiedo: cos'è per noi una città? Un prodotto da svendere o la nostra casa da abitare? Io vorrei che Cagliari fosse la città in cui mi sento a casa, in cui posso mangiare un panino in piazza senza prendere una multa e senza dover per forza spendere e consumare, dove posso cercare casa in affitto senza spendere cifre esorbitanti, dove posso andare al bar di quartiere e incontrare i miei vicini con cui ho un rapporto umano e non branchi di turisti che neanche conosco. Non voglio sentirmi straniera nella mia città e voglio che Cagliari sia una città per tutte e tutti e non solo per ricchi e turisti.

5) Come valuti l'amministrazione attuale della città e quali aspetti credi che dovrebbero essere migliorati? Valuto l'amministrazione attuale della città estremamente caotica e classista. Caotica perché possiamo tutte/i vedere con i nostri occhi il caos nel quale versa la città negli ultimi anni, tra cantieri aperti, appalti dati a ribasso, progetti deliranti costosissimi (come il tunnel sotto via Roma), traffico esagerato e parcheggi che scarseggiano. Classista per i motivi che ho elencato nella precedente risposta e per la criminalizzazione della povertà e degli stranieri irregolari (vedi Regolamento Urbano). Esiste un processo securitario (spesso trasversale tra giunte di destra e di sinistra) che ho già visto verificarsi in altre città e che vedo evolversi anche a Cagliari, che si basa sull'ossessione della sicurezza e del controllo. Molte amministrazioni sono convinte di eliminare la criminalità semplicemente attraverso l'aumento degli agenti di polizia nei quartieri. Io, che lavoro nel sociale, so molto bene che questa non è una soluzione perché la criminalità di strada si sviluppa dove c'è povertà e ingiustizia sociale per cui sono fermamente convinta che la soluzione sia aumentare le risorse sociali ed educative per le persone in difficoltà (cosa che l'amministrazione Truzzu ha invece diminuito) e non ghettizzare e criminalizzare intere fasce della popolazione che obiettivamente ha risorse limitate. 

6) Cosa significa per te occuparti di politica? Per me fare politica vuol dire lottare contro qualsiasi tipo di ingiustizia. Le ingiustizie derivano dal fatto che ci sono persone che hanno più potere di altre, classi sociali che sono più avvantaggiate, gruppi di persone che hanno meno diritti di altri, persone che hanno più potere decisionale e che quindi possono imporre le loro decisioni sugli altri. So che qualcuno giudicherà questa un'utopia o magari arroganza ma io credo veramente nella lotta e nella capacità degli esseri umani di cambiare le cose. Io credo che oggi ci troviamo tutte/i davanti a questa grande sfida ma che allo stesso tempo ci mancano gli strumenti per agire. Per me è importante far arrivare alle persone, anche nel mio piccolo della città di Cagliari, la speranza che cambiare le cose è possibile unendosi, parlando, trovando dei modi per far arrivare la nostra voce a chi decide le cose al posto nostro. 

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