Ritardi aerei e giustizia italiana: Una disturbo da 250 Euro

  In un'Italia dove il concetto di puntualità sembra essere rimasto incastrato in qualche cassetto insieme ai manuali di buone maniere d'altri tempi, ecco spuntare l'ennesima perla di saggezza giuridica: Ita Airways, per un ritardo che trasforma un viaggio Cagliari-Roma in un'odissea degna di Omero, deve risarcire una passeggera monzese la cifra stratosferica di 250 euro. Sì, avete letto bene: 250 euro. Una somma che, in questo paese del sole, della burocrazia e delle attese, sembra quasi una mancia lasciata per compassione più che un risarcimento. Il volo in questione, destinato a solcare i cieli senza intoppi e atterrare dolcemente sulla pista di Fiumicino alle 20:00, ha deciso di prendersi una pausa caffè prolungata, facendo capolino a mezzanotte passata. Un ritardo di oltre quattro ore che, a detta di tutti, ha sconvolto esistenze, alterato destini e probabilmente rovinato più di una cena. 

  Ma ecco che entra in scena il cavaliere bianco di questa tragicommedia: il Giudice di Pace di Cagliari, armato di buon senso e del Regolamento Comunitario 261/2004, decreta che il tempo perduto e le attese infinite hanno un prezzo, e quel prezzo è di 250 euro. Ora, fermiamoci un attimo a riflettere. In un paese dove la coda alla posta diventa un'occasione per socializzare e il ritardo è quasi una forma d'arte, questa sentenza appare come un faro di giustizia o più come una goccia nell'oceano? ItaliaRimborso, paladino dei diritti dei viaggiatori, esulta per questa vittoria, che si aggiunge al suo bottino di successi. 

  Ci si domanda: questi 250 euro cambieranno davvero la vita della passeggera monzese? O serviranno solo a coprire il taxi da Fiumicino a casa, visto che a quell'ora i mezzi pubblici sono un miraggio? E così, nel bel paese dove l'efficienza dei trasporti è un'utopia e la puntualità un optional, si celebra un altro piccolo trionfo della giustizia. Un trionfo che, per quanto possa scaldare il cuore, lascia l'amaro in bocca per la sua relativa insignificanza nel grande schema delle cose. Eppure, in fondo, non è forse questo il bello dell'Italia? Un paese dove, nonostante tutto, si continua a lottare per i propri diritti, anche quando la posta in gioco sembra ridotta al minimo. Che dire, se non "brava Italia", sempre pronta a sorprendere con le sue piccole, grandi battaglie quotidiane.

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