Corte dei Conti: regolari i rendiconti elettorali, nessuna sanzione per le forze politiche

  La Corte dei Conti ha chiuso l’istruttoria sui rendiconti delle spese elettorali delle forze politiche che hanno partecipato alle elezioni regionali sarde del 25 febbraio 2024, senza riscontrare irregolarità tali da determinare sanzioni. Con la deliberazione n. 1/CSE-Sardegna del 24 febbraio 2025, il Collegio di controllo ha certificato la correttezza delle spese sostenute per la campagna elettorale e delle fonti di finanziamento, dichiarando conclusa l’attività di verifica. L’atto ufficiale approva il Referto finale, che sarà trasmesso al Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, al Consiglio di Presidenza, al Segretario Generale della Corte dei Conti e pubblicato sul sito istituzionale della Corte. Il termine ultimo per la presentazione del rendiconto scadeva il 25 maggio 2024, ossia 45 giorni dopo l’insediamento ufficiale del Consiglio regionale, avvenuto il 9 aprile 2024. 

  Tuttavia, non tutte le formazioni politiche hanno rispettato la scadenza iniziale. Il Collegio ha chiarito che il termine non era perentorio ma ordinatorio, e ha quindi provveduto a sollecitare i partiti ritardatari, concedendo un ulteriore termine ultimativo. Tutti i gruppi politici hanno poi ottemperato all’obbligo, presentando la documentazione nei tempi assegnati dal Collegio. Il Collegio ha verificato che tutte le spese e i finanziamenti fossero conformi alla normativa vigente, in particolare alla legge n. 515/1993, che disciplina la rendicontazione elettorale. Le spese ammissibili hanno incluso: propaganda elettorale (affissioni, materiale informativo, pubblicità su stampa, radio e TV); manifestazioni politiche e incontri pubblici; spese per locali elettorali e personale impiegato; spese di viaggio, soggiorno e comunicazione (telefoniche, postali, digitali); autenticazione firme e adempimenti burocratici. Per quanto riguarda le spese per sedi elettorali, viaggi e oneri passivi, il Collegio ha seguito il criterio stabilito dalla legge, che prevede il loro calcolo forfettario al 30% delle spese totali ammissibili.

  Tuttavia, ogni spesa ha dovuto essere correttamente documentata, indicando il servizio ricevuto e la data di pagamento. Sulle fonti di finanziamento, il Collegio ha verificato la tracciabilità dei contributi ricevuti dai partiti, in linea con quanto previsto dall’art. 4 della legge n. 659/1981, che impone l’obbligo di dichiarazione congiunta per contributi superiori a 5.000 euro e il divieto di donazioni in contante oltre i 100.000 euro annui. Le sanzioni previste per eventuali irregolarità nei rendiconti elettorali includono: sanzione pecuniaria per l’omessa presentazione del rendiconto, come stabilito dall’art. 15, comma 14, della legge n. 515/1993; multa per mancata indicazione delle fonti di finanziamento, come da art. 15, comma 15; sanzione amministrativa per superamento del limite massimo di spesa (art. 10 della stessa legge), pari ad una cifra compresa tra la metà e il triplo dell’importo eccedente. Dall’esame finale non sono emerse situazioni tali da determinare l’applicazione di sanzioni.

  Tutti i partiti hanno rispettato il tetto massimo di spesa, fissato per la Sardegna a 157.502,80 euro. L’attestazione di regolarità dei rendiconti elettorali arriva in un clima politico infuocato, segnato dallo scontro tra Fratelli d’Italia e il Movimento 5 Stelle sulla presunta decadenza della Presidente Alessandra Todde. 

  Il capogruppo di FdI, Paolo Truzzu, ha attaccato il M5S, sostenendo che il partito stia cercando di coprire i propri errori. "Non è credibile che i Cinquestelle non sappiano leggere una delibera della Corte dei Conti, che non riguarda la rendicontazione della candidata Todde, perciò è evidente che vogliano creare una cortina fumogena, in palese malafede, per nascondere la loro sciatteria. Con l’aggravante che vorrebbero far apparire i loro errori come un complotto del centrodestra, mentre la contestazione sulla regolarità è stata fatta da un organo di garanzia presieduto da un magistrato", ha dichiarato Truzzu. 

  A stretto giro è arrivata la replica del capogruppo M5S, Michele Ciusa, che ha definito le accuse strumentali. "Non accettiamo lezioni da parte di nessuno, ancor meno dai banchi del centrodestra. La Corte dei Conti ha attestato l’assoluta regolarità della rendicontazione delle spese per la campagna elettorale per l’elezione della Presidente della Regione Sardegna, non solo per il M5S, ma anche per il comitato elettorale", ha affermato Ciusa. Per il consigliere pentastellato, il centrodestra starebbe cercando di minare la stabilità del governo regionale con polemiche pretestuose. "Continuare con questa farsa nuoce solo alla Sardegna e ai sardi, che invece vogliono vedere una classe politica impegnata a risolvere i problemi che affliggono l’isola, come stanno facendo l’attuale maggioranza e la Presidente Todde. Continuare a delegittimare ancora la Presidente e l’istituzione regionale crea un ulteriore danno in una fase in cui siamo impegnati a ricostruire e a ripartire dall’enorme cumulo di macerie che abbiamo ereditato. Respingo al mittente tutte queste inutili e pretestuose argomentazioni, espressione di chi dimostra di non avere risposte utili da dare alla Sardegna", ha concluso Ciusa. La Corte dei Conti ha certificato la regolarità dei rendiconti elettorali, smentendo di fatto ogni ipotesi di irregolarità nella gestione delle spese per la campagna elettorale. La vicenda, tuttavia, si intreccia con lo scontro politico tra maggioranza e opposizione, con FdI che continua a sollevare dubbi sulla posizione di Todde e M5S che difende la correttezza delle procedure seguite. L’assenza di sanzioni mette un punto fermo sulla questione dei conti elettorali, ma resta da vedere se la battaglia politica sulla legittimità dell’attuale governo regionale si placherà o continuerà nei prossimi mesi.

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