Blitz ambientalista a Francoforte: Ecco il nuovo spettacolo del circo ecologista

  Eccoli, i nuovi paladini della giustizia verde, armati di cesoie e slogan urlati al vento, pronti a salvare il mondo a colpi di skateboard e biciclette. Sei attivisti di un'organizzazione ecologista, con il fervore di chi si crede investito di una missione divina, sono riusciti nell'impresa di sospendere le operazioni dell'Aeroporto Internazionale di Francoforte per alcune ore. Un'impresa degna di un film, se solo non fosse la realtà. Entrati nello scalo tagliando i recinti come ladri notturni, questi moderni Don Chisciotte hanno occupato le piste, mettendo in scena una delle loro spettacolari proteste. Uno di loro, nella sua personale crociata contro il petrolio, si è seduto al centro di una delle piste con un cartello recante la scritta "Oil Kills" – il petrolio uccide. Semplice e diretto, come piace a chi ha abbracciato la retorica del catastrofismo ecologista. La richiesta? Un accordo vincolante per porre fine all'uso del petrolio entro il 2030.

  Una visione tanto nobile quanto utopistica, come se la complessità della transizione energetica potesse essere risolta con una seduta improvvisata sulla pista di un aeroporto. Ma poco importa, l'importante è farsi vedere, fare rumore, far parlare di sé. Le forze dell'ordine, con la pazienza che si riserva ai bambini capricciosi, sono intervenute per sgomberare il gruppo. Un'operazione rapida, necessaria per riportare alla normalità uno degli scali più importanti d'Europa, interrotto nella sua routine da una manciata di attivisti convinti di poter cambiare il mondo con un gesto eclatante. E mentre i voli riprendevano, i passeggeri, visibilmente infastiditi, si chiedevano se davvero il sacrificio del loro tempo valesse la pena. Se davvero l’occupazione di una pista potesse accelerare la fine dell’era del petrolio o se fosse solo l’ennesima trovata pubblicitaria di un movimento sempre più lontano dalla realtà concreta dei problemi che pretende di risolvere. Proteste analoghe si sono verificate la settimana scorsa in vari aeroporti tedeschi e inglesi. Una strategia, questa, che sembra voler dimostrare quanto sia facile interrompere il funzionamento di infrastrutture cruciali per il mondo moderno. Ma la domanda resta: a chi giova tutto questo? Al pianeta, certo, diranno loro. 

  Ma la verità è che queste azioni servono soprattutto a loro stessi, a sentirsi eroi di una battaglia morale che, nella realtà dei fatti, richiede ben altro che gesti plateali e teatrali. Così, mentre gli attivisti vengono portati via, resta il dubbio se qualcuno, in alto, stia davvero ascoltando o se tutto questo non sia altro che il rumore di fondo di un mondo sempre più stanco di promesse irrealizzabili e gesti inutili. Ma l'importante è crederci, no? Anche se solo per un momento, mentre il mondo reale continua a girare, con o senza il petrolio.

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