L’8 novembre si prospetta come un giorno nero per la mobilità in Italia. Uno sciopero nazionale del trasporto pubblico di 24 ore colpirà duramente chiunque abbia necessità di spostarsi, senza alcuna fascia di garanzia prevista. Un segnale chiaro e forte da parte dei sindacati, che scelgono il pugno duro per rivendicare diritti troppo a lungo trascurati.
Le motivazioni alla base della protesta sono molteplici e profonde: il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL), una riforma del settore ormai urgente e una maggiore attenzione alla salute e sicurezza sul posto di lavoro.
Tutti aspetti che, secondo i sindacati, hanno subito un costante declino a causa dei tagli e dell'inerzia politica.
Negli ultimi dieci anni, il comparto ha subito una riduzione di fondi pari a 1,5 miliardi di euro. Un taglio drastico che ha minato la qualità del servizio e la capacità del sistema di rispondere alle necessità di milioni di cittadini. Modelli di mobilità obsoleti e inefficaci hanno lasciato pendolari e lavoratori senza adeguate tutele, amplificando i disagi e peggiorando la qualità della vita.
Per queste ragioni, alle 10:30, i sindacati manifesteranno davanti al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, portando in piazza la voce di una categoria stanca di promesse disattese e di un settore che rischia il collasso se non si interviene con riforme concrete e investimenti adeguati. Un grido che chiede di essere ascoltato e non più ignorato, per il bene di chi lavora e di chi si affida ogni giorno a un sistema di trasporti che merita ben altro destino.