Francesca Deidda sapeva di morire. Questo pensiero tormenta Andrea, suo fratello, che oggi cerca risposte in un dolore che non dà tregua. "Mi angoscia sapere che mia sorella era lucida e ha capito che stava per morire", ha confidato all’avvocato Gianfranco Piscitelli, che lo rappresenta come parte civile nel processo contro Igor Sollai, il marito della vittima, reo confesso del brutale omicidio.
Il caso di Francesca è uno di quei delitti che scuotono le coscienze. Sparita il 10 maggio scorso da San Sperate, i suoi resti sono stati ritrovati il 18 luglio in un borsone abbandonato nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125. Una morte che, secondo la consulenza tecnica voluta dalla procura, non è stata improvvisa né indolore. Francesca non dormiva quando Igor l’ha aggredita: era sveglia, cosciente e ha cercato di difendersi, come dimostrano le lesioni trovate sulla sua mano destra dall'anatomopatologa Giulia Caccia.
Secondo gli accertamenti, Francesca è stata colpita alla testa con almeno otto martellate.
Una violenza che non le ha lasciato scampo, spegnendo la sua vita e lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia. Andrea, suo fratello, aveva sperato che almeno la morte fosse arrivata all’improvviso, senza che Francesca avesse avuto il tempo di comprendere la tragedia che stava per consumarsi. "Quando si supponeva che dormisse mi faceva meno male", ha confidato, aggiungendo: "Da ieri sto molto male per questo esito".
Il dolore di Andrea si mescola alla rabbia e all’incredulità. Come è possibile che un marito, una persona che dovrebbe proteggere e amare, si sia trasformato in carnefice? Igor Sollai, oggi detenuto nel carcere di Uta, risponde delle accuse di omicidio volontario premeditato aggravato e occultamento di cadavere.
La tragedia di Francesca è l’ennesima pagina nera di una realtà che non sembra conoscere fine: quella dei femminicidi, crimini che ogni anno strappano decine di donne alle loro famiglie, lasciando dietro di sé un senso di vuoto e ingiustizia.
Le parole di Andrea, così cariche di dolore, non sono solo il grido di un fratello distrutto, ma un monito per tutti. Perché nessuno dovrebbe mai sentirsi abbandonato nel momento in cui più ha bisogno di aiuto. E perché ogni vita spezzata dalla violenza merita di essere ricordata, affinché la sua storia non si perda nel silenzio.