Il caso degli abusi edilizi contestati sull’isola di Tavolara è un esempio lampante di come la giustizia ambientale, in Italia, spesso si perda tra rinvii, eccezioni procedurali e lungaggini che sembrano avvicinare sempre più il traguardo della prescrizione.
Il procedimento, avviato nel 2019 in seguito a un esposto del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), aveva portato a una rapida reazione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania. Già il 6 settembre di quell’anno, il cantiere era stato sottoposto a sequestro preventivo, provvedimento convalidato il 13 settembre dal G.I.P. di Olbia. Con decreto del 20 ottobre 2020, i titolari dell’immobile, il progettista e gli esecutori venivano citati direttamente a giudizio con un’udienza fissata per il 7 gennaio 2021.
Il GrIG, rappresentato e difeso dall’avv. Susanna Deiana, si è costituito parte civile nel procedimento. Tuttavia, il dibattimento ha subito sei rinvii prima di aprirsi effettivamente il 10 gennaio 2023. Da allora, le udienze sono proseguite in un altalenarsi di assenze di testimoni, legittimi impedimenti, problemi tecnici e confusione sulle citazioni. A oggi si contano diciassette udienze, molte delle quali concluse senza reali progressi.
La situazione non è migliorata nel 2024.
Le date fissate – dal 15 febbraio al 3 ottobre – hanno visto una serie di problematiche: testimoni non presenti, eccezioni procedurali, cambi di giudice e assenza del sistema di videoregistrazione delle udienze. L’ultima udienza, il 19 dicembre 2024, si è risolta nell’annuncio di un ulteriore rinvio al 27 gennaio 2025, per l’audizione di un testimone, sempre che si presenti.
Nel frattempo, il cantiere edilizio resta sotto sequestro preventivo, misura confermata dalla Corte di Cassazione con una sentenza del 9 maggio 2023. La Suprema Corte ha ribadito che nel nostro ordinamento non è contemplata la cosiddetta “sanatoria condizionata”. La conformità di un’opera agli strumenti urbanistici deve essere verificata sia al momento della realizzazione che al momento del rilascio della sanatoria stessa. Questo principio è stato ribadito in numerose sentenze, anche nel caso specifico del cantiere di Tavolara, dove la demolizione dell’edificio originario e la vigente norma di conservazione integrale rendono impossibile ogni ipotesi di sanatoria.
Nonostante queste indicazioni, il procedimento giudiziario avanza a rilento. La Corte di Cassazione si è già espressa più volte, respingendo ricorsi e confermando il sequestro preventivo, ma il rischio concreto è che il processo si concluda senza una sentenza definitiva, lasciando spazio alla prescrizione.
Tavolara, gioiello naturalistico della Gallura, è protetta da vincoli paesaggistici e ambientali, tra cui il vincolo di conservazione integrale e la presenza del sito di importanza comunitaria (SIC) “Isola di Tavolara, Molara, Molarotto”. Tuttavia, l’iter giudiziario sembra tradire il valore di queste tutele, alimentando una percezione di impunità che ha radici profonde.
A rendere il quadro ancora più surreale è la decisione del sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, di conferire nell’ottobre 2022 la cittadinanza onoraria della città a Vittorio Marzano, uno degli imputati nel processo. Olbia, cresciuta negli ultimi decenni anche grazie a condoni edilizi e piani di risanamento urbanistico, si conferma teatro di una politica urbanistica spesso ambigua, che fatica a trovare un equilibrio tra sviluppo e rispetto delle norme.
Il GrIG continua a battersi per la tutela del territorio e della legalità ambientale, ma lo stato claudicante della giustizia rende difficile confidare in un esito rapido e giusto. Tavolara, intanto, resta in attesa di una decisione che non sia quella – sempre più probabile – della prescrizione.