"Questo silenzio e questa immobilità da parte del Sindaco e dei consiglieri della città è irrispettoso nei confronti di chi si è fidato di voi e vi ha votato." Marco Lombardi non si nasconde dietro giri di parole. Il suo giudizio sull’amministrazione algherese è secco, netto, implacabile. Parole che colpiscono come frustate, destinate a lasciare un segno.
Lombardi punta il dito contro una città che, sotto questa guida, sta marcendo. "Strade e marciapiedi impercorribili, sanità inesistente, sporcizia e disordine su tutto il litorale, centro storico e commercianti al collasso."
È un quadro apocalittico quello che emerge. Non ci sono spiragli, non c’è luce: solo il grigiore dell’abbandono e l’inettitudine di chi dovrebbe governare.
"Potrei continuare all’infinito con le problematiche che affrontiamo tutti i giorni, soli e abbandonati a noi stessi." Qui Lombardi non parla, urla. Una voce che pretende di farsi sentire, un’accusa che affonda nella carne di chi ha scelto l’immobilismo come modus operandi.
E poi il colpo più duro, quello che non lascia via d’uscita: "Capita di leggere interventi di certi consiglieri comunali o assessori che, a mio parere, cercano più la visibilità mediatica che altro. Interventi e polemiche senza una proposta concreta." Non sono accuse, sono sentenze. L’inconsistenza politica diventa un crimine, la vanità un peccato capitale.
"Cerchiamo di risolvere i problemi più urgenti con serietà. Abbiamo bisogno di un presente solido, altrimenti vedo inutile pensare ad un futuro." È un ultimatum. Non c’è margine per le scuse, non c’è spazio per i compromessi. O si agisce, o si sprofonda. Lombardi non concede attenuanti: chi è al comando deve dimostrare di essere all’altezza o lasciare il posto a chi ha la volontà di lottare.
Alghero non è un giocattolo da abbandonare. È una città ferita, ma non ancora morta. L’ora del riscatto è adesso, e chi è al potere deve scegliere: combattere o soccombere.