Venerdì scorso, 17 gennaio, la sede della Fondazione Alghero ha ospitato un convegno dal titolo eloquente: Perché un convegno sulla pesca ad Alghero?. L’iniziativa, promossa dal presidente dell’associazione TESA, Salvatore Serra, ha visto il prof. Antonio Budruni come relatore principale.
Il prof. Budruni ha condotto un viaggio attraverso la storia della pesca, partendo dalla preistoria e passando per l’antico Egitto, l’era romana, il medioevo, fino a giungere alla drammatica realtà odierna. Al centro del dibattito, la crisi del Mediterraneo e dei suoi pescatori, in un contesto di sovrasfruttamento e inquinamento che minaccia l’ecosistema marino.
Una volta culla di un ecosistema fiorente, il Mediterraneo è oggi il mare più sfruttato al mondo. Il 64% dei pesci viene pescato in eccesso, mentre il 34% delle specie comunemente in vendita rischia di scomparire nei prossimi 50 anni. Popolazioni di naselli, triglie e rane pescatrici sono pescate fino a dieci volte oltre i limiti consentiti.
Il relatore ha ricordato come per secoli i mari siano stati considerati una fonte inesauribile di cibo. Tuttavia, con il consumo di pesce raddoppiato negli ultimi 50 anni, e la tecnologia a disposizione della pesca industriale, le pratiche sono diventate sempre più invasive. La pesca a strascico, in particolare, rappresenta una minaccia per la biodiversità: con reti trascinate lungo i fondali, si devastano habitat essenziali per la vita marina, producendo enormi quantità di scarti. Ogni anno, nel Mediterraneo, vengono rigettate in mare circa 230.000 tonnellate di pesce, il 18% del totale pescato.
Tra le specie italiane a maggiore rischio di estinzione figurano l’anguilla, la cernia, il nasello, l’ombrina boccadoro, il palombo, il pesce spada, il rombo chiodato, lo sgombro e il tonno rosso. Per invertire questa tendenza, è necessario incentivare pratiche di pesca responsabili, come la maricoltura, la molluschicoltura e l’acquacoltura, che offrono soluzioni promettenti per la tutela degli habitat naturali e la riduzione delle catture accidentali.
Nella parte finale della relazione, il prof. Budruni ha rivolto l’attenzione alla pesca tradizionale con fiocina e luce, una pratica antichissima che oggi lotta per sopravvivere. I pescatori che ancora adottano questa tecnica, seppur in difficoltà economica, rappresentano un prezioso patrimonio culturale e storico. "Non si può negare a chi pratica questa pesca il diritto di continuare a farlo", ha sottolineato il relatore.
L’evento si è concluso con la disponibilità delle autorità presenti a individuare soluzioni per rilanciare le attività legate alla pesca tradizionale e sostenibile, garantendo un equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale. Resta ora il compito di trasformare queste promesse in azioni concrete per il futuro della pesca algherese e del Mediterraneo intero.