Sabato pomeriggio, ore 14. Sassari si ritrova nel bel mezzo di un incubo. Un uomo di 35 anni, con una spranga di ferro tra le mani, trasforma alcune vie della città in un teatro di paura e insicurezza. È in via Tirano che si consuma il primo atto: il lunotto posteriore di un pullman dell’ARST viene mandato in frantumi sotto i colpi dell’arma improvvisata. Da lì in poi è il caos.
L’uomo si sposta verso via Carlo Felice e via Vardabasso, sempre con la spranga ben visibile, minacciando chiunque osi avvicinarsi. Una scena che si trascina per ore, in un crescendo di tensione che tiene col fiato sospeso residenti e passanti. La situazione richiede l’intervento di almeno dieci agenti di polizia, che con fatica riescono infine a immobilizzarlo.
Condotto al pronto soccorso, viene poi trasferito nel reparto di psichiatria dal personale del 118. Ma il sollievo della città dura poco. Nel giro di poche ore, l’uomo torna libero e ricompare in diverse zone di Sassari. Ancora armato, ancora potenzialmente pericoloso. Le segnalazioni si moltiplicano, le chiamate alle forze dell’ordine si susseguono, la tensione resta alta.
A inquietare non è soltanto la violenza dell’episodio, ma anche la rapidità con cui l’uomo è tornato in libertà, nonostante il rischio evidente per la sicurezza pubblica. Un fatto che lascia molte domande in sospeso. Perché se chi brandisce una spranga per strada può tornare a circolare indisturbato in poche ore, allora è la città intera a ritrovarsi disarmata.