Alghero diventa "zona svantaggiata" nel PSR: più fondi per l'agricoltura, ma c'è davvero da gioire?

Alghero entra tra i quindici comuni sardi che beneficeranno di un incremento nei contributi a fondo perduto destinati all’agricoltura. Il contributo per le imprese agricole passa dal 40% al 60%, e arriva al 70% per i giovani agricoltori. Lo comunica con soddisfazione il Movimento 5 Stelle di Alghero, che plaude all’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gian Franco Satta, per aver sanato quella che viene definita una “disparità” nei contributi europei del Programma di Sviluppo Rurale (PSR). Ma dietro l’apparente buona notizia, si apre una riflessione inevitabile. Il motivo per cui Alghero ha ottenuto questi vantaggi è che ora è stata riclassificata come “zona svantaggiata”, secondo i parametri stabiliti a livello europeo e recepiti nel PSR regionale. In altre parole: riceviamo più soldi perché siamo, secondo Bruxelles e Cagliari, un’area agricola in difficoltà strutturale o naturale.

La categoria di “zona svantaggiata” non è un’etichetta generica. È definita con precisione nel Regolamento (UE) n. 1305/2013 e riguarda aree dove l’agricoltura è penalizzata da fattori come bassa produttività del suolo, rischio idrico, pendenze elevate, scarsa accessibilità ai servizi o altri vincoli ambientali e naturali. I criteri sono tecnici, biofisici, e aggiornati periodicamente. Nel caso di Alghero, la riclassificazione non riguarda necessariamente l’intero territorio comunale, ma può interessare alcune aree rurali periferiche dove le condizioni agricole sono più critiche. Tuttavia, l’effetto è lo stesso: l’intero comparto agricolo locale viene trattato, nei bandi e nelle misure di sostegno, come operante in un contesto “svantaggiato”.

Ed è proprio questo che dovrebbe spingere a una riflessione più profonda. Se è giusto correggere disparità nei contributi e offrire maggiore sostegno a chi lavora in condizioni più difficili, è altrettanto doveroso chiedersi perché Alghero, città con una forte vocazione agricola, sia oggi ritenuta così fragile da meritare lo stesso trattamento di aree storicamente marginali. Il Movimento 5 Stelle locale, nel suo comunicato, sottolinea il risultato positivo raggiunto grazie alla Giunta regionale, parlando di "correzione di una stortura". Ma la vera domanda politica è un’altra: quali sono le carenze strutturali che hanno portato a questa riclassificazione? Cosa non ha funzionato nel sostegno all’agricoltura locale negli ultimi anni? E quali interventi si stanno pianificando per risolvere, alla radice, quei problemi che ora vengono compensati solo con fondi europei?

L’aumento dei contributi è senza dubbio una boccata d’ossigeno per molte aziende agricole locali, ma il riconoscimento di una condizione di svantaggio non può essere vissuto come un trofeo. È, al contrario, una fotografia impietosa di una realtà che va affrontata con serietà, oltre i comunicati e le strette di mano. Perché nessuna comunità dovrebbe ambire a rientrare tra quelle “svantaggiate”. Piuttosto, dovrebbe lavorare per uscirne.

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