Nomine in Regione Sardegna: un percorso giudiziario tra inchieste e riforme

  C'è una vecchia abitudine, dalle parti della politica italiana, di considerare le nomine pubbliche come terreno di conquista. Un'abitudine che, in Sardegna, ha portato a una vicenda giudiziaria complessa, ora a rischio di arenarsi sulle secche della recente riforma della giustizia, nota come "riforma Nordio". 

  Tutto ha inizio con una serie di nomine effettuate dalla Giunta regionale sarda, guidata all'epoca dall'ex governatore Christian Solinas. Nomine che la Procura di Cagliari ha ritenuto illegittime, aprendo un'inchiesta che ha coinvolto ventidue persone tra politici, funzionari e dirigenti. Tra gli imputati spiccano i nomi di Solinas stesso, delle ex assessore Anita Pili, Valeria Satta e Alessandra Zedda, dell'ex consigliere regionale del Partito Sardo d'Azione Nanni Lancioni, e di Massimo Temussi, già responsabile di ATS e ASPAL e attuale direttore generale delle politiche attive del Ministero del Lavoro. Non meno rilevante la presenza di Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Sardegna. 

  La Procura, rappresentata dal pubblico ministero Andrea Vacca, ha contestato una serie di reati che vanno dall'abuso d'ufficio alla tentata corruzione, dall'induzione indebita alla turbativa d'asta e al falso. Al centro dell'inchiesta, le nomine di Silvia Curto come direttrice generale della Presidenza della Giunta regionale e di Antonio Pasquale Belloi come direttore generale della Protezione Civile. Secondo l'accusa, entrambi non avrebbero posseduto i requisiti necessari per ricoprire tali incarichi. Non solo. Sotto la lente degli inquirenti sono finite anche le nomine del 2020 ai vertici dell'ASPAL (Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro) e quelle relative alla direzione del Servizio Attività Estrattive e Recupero Ambientale dell'assessorato all'Industria. Un mosaico di incarichi che, sempre secondo la Procura, sarebbero stati assegnati in violazione delle norme vigenti, privilegiando logiche politiche o personali rispetto al merito e alle competenze. L'udienza preliminare, presieduta dal giudice Roberto Cau, avrebbe dovuto segnare un passo decisivo verso il rinvio a giudizio degli imputati. 

  Ma qui entra in scena la "riforma Nordio", approvata di recente, che tra le varie modifiche ha abrogato il reato di abuso d'ufficio. Un colpo di spugna legislativo che rischia di far cadere uno dei cardini dell'accusa. Il pubblico ministero Vacca non è rimasto inerte di fronte a questa svolta normativa. Durante l'udienza, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale rispetto alla nuova norma, ritenendo che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio possa confliggere con principi fondamentali dell'ordinamento. Una mossa che ha spinto il giudice Cau a fissare una nuova udienza per l'8 novembre, durante la quale gli avvocati della difesa replicheranno alla richiesta del PM. Dal canto suo, il pool difensivo ha già fatto sapere di puntare al proscioglimento totale dei ventidue imputati. 

  Una strategia resa ancora più concreta dalla nuova cornice legislativa, che potrebbe indebolire significativamente il castello accusatorio eretto dalla Procura. Tra gli imputati, oltre ai nomi già citati, figurano anche figure di spicco dell'amministrazione regionale e delle aziende partecipate: Silvia Curto, amministratrice unica dell'ARST (Azienda Regionale Sarda Trasporti) Roberto Neroni, Gianluca Calabrò, Emilio Fiorelli, Barbara Porru, Giancarlo Orrù, Silvia Cocco, Nicola Giuliani, Marco Santoru, Francesca Piras, Damiana Palmira Pedoni, Gianfranco Porcu, Enrico Garau e Pasquale Onida. La vicenda mette in luce non solo le possibili irregolarità nelle procedure di nomina, ma anche un più ampio problema di gestione della cosa pubblica. Le nomine contestate riguardano posizioni chiave nell'amministrazione regionale, come la Protezione Civile, un settore di cruciale importanza in una terra spesso segnata da emergenze ambientali. 

  Il possibile stop al processo, determinato dalla riforma Nordio, solleva interrogativi non secondari sull'efficacia della giustizia nel perseguire reati contro la pubblica amministrazione. Se da un lato la semplificazione normativa può essere vista come un tentativo di snellire i procedimenti giudiziari, dall'altro rischia di lasciare impunite condotte potenzialmente dannose per la collettività. In attesa della prossima udienza, resta l'immagine di una Regione alle prese con le sue contraddizioni interne, dove la politica e la gestione amministrativa si intrecciano in modi non sempre trasparenti. La Sardegna, con la sua storia millenaria e le sue peculiarità, merita forse una classe dirigente all'altezza delle sfide contemporanee, capace di coniugare competenza e integrità. La vicenda, al di là degli esiti giudiziari, pone l'accento sulla necessità di criteri oggettivi e meritocratici nelle nomine pubbliche. Un tema che, sebbene antico, rimane di stringente attualità in un Paese che fatica a scrollarsi di dosso certe abitudini. 

  Nota al lettore: Gli sviluppi futuri dipenderanno dalle decisioni della magistratura e dall'eventuale pronunciamento della Corte Costituzionale sulla questione sollevata dal PM. Nel frattempo, la speranza è che la giustizia faccia il suo corso, garantendo al contempo i diritti degli imputati e l'interesse pubblico.

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