Il fenomeno della disinformazione su Facebook è stato evidenziato da vari siti che si occupano di smascherare le bufale online. Un esempio è il post che circola su Facebook, condiviso spesso da utenti meno esperti in tecnologia, che afferma: "È ufficiale, firmato a 10:33. È anche passato in TV. Facebook comincerà a fatturare quest'estate...".
Questo messaggio è una bufala, una versione tradotta di un testo originale americano del 2012, derivato a sua volta da una vecchia bufala del 2006 relativa al servizio di messaggi chat MSN.Un'altra variante di questa bufala è quella che afferma l'introduzione di una "nuova regola di Facebook/Meta" riguardante l'uso delle foto degli utenti.
Questo messaggio sostiene che tutto ciò che un utente pubblica sarà reso pubblico, compresi i messaggi, e che è necessario copiare e incollare il testo per prevenire l'uso non autorizzato delle proprie foto e informazioni. Anche questo è stato smentito come una bufala, un esempio di catena di Sant'Antonio che si diffonde sui social network.
È importante notare che queste bufale sono riproposizioni di testi che circolano da anni, con il primo risalente al 2012, e che sono stati tradotti da post in lingua inglese. Siti di fact-checking e di informazione hanno ripetutamente smentito queste affermazioni, ribadendo che non esistono nuove regole come quelle riportate in questi post e che Facebook non ha intenzione di diventare a pagamento.
La disinformazione su Facebook, come dimostrato da questi esempi, si basa su messaggi allarmistici e ingannevoli che vengono diffusi tra gli utenti, spesso senza una verifica delle fonti. Questo fenomeno risulta problematico perché può generare confusione e paura tra gli utenti meno esperti, che possono credere a queste false informazioni e diffonderle ulteriormente.