La vicenda della banda della Uno Bianca sembra essere lontana dal capitolo finale. Dopo anni di silenzio, nuove indagini si profilano su uno dei casi di cronaca nera più controversi e sanguinosi dell’Italia degli anni ’80 e ’90. Con 24 morti e oltre 100 feriti, la banda ha lasciato un bilancio devastante, e non sono pochi coloro che oggi sospettano che dietro gli omicidi non vi fossero solo rapinatori alla ricerca di denaro, ma una potenziale matrice terroristica ancora da svelare.
A parlare oggi è Alessandro Stefanini, fratello di Otello Stefanini, uno dei militari uccisi dalla banda.
Con voce ferma e amareggiata, Stefanini dichiara: “Siamo sempre più convinti che dietro ci fossero altre persone, che sicuramente oggi sono a piede libero.” Parole che lasciano intendere una trama più oscura, oltre quella già nota che vede il gruppo guidato dai fratelli Savi responsabile di rapine e sparatorie.
L’attenzione di Stefanini e dei familiari delle vittime si rivolge anche al brigadiere Macauda, già condannato per calunnia e depistaggio, con una pena di otto anni e quattro mesi, di cui scontò quattro anni prima di essere radiato dall’Arma.
Un uomo, questo Macauda, che, secondo Stefanini, sarebbe “a conoscenza di qualcosa che non ha detto quando è stato arrestato.” Forse informazioni taciute, dettagli mai rivelati su una rete di complicità che avrebbe potuto influenzare in modo decisivo l’indagine iniziale.
Cosa c’era davvero dietro la scia di sangue lasciata dalla banda della Uno Bianca? Si trattava di pura brama di denaro o si nascondeva dietro il volto dei fratelli Savi un disegno di più ampio respiro, forse vicino a certi ambienti estremisti? La riapertura delle indagini e la pressione dei familiari delle vittime potrebbero dare qualche risposta.