Energia, imposizioni esterne e consapevolezza mancata: la Sardegna secondo "Repùblica"

  Nel comunicato diffuso il 9 dicembre 2024, “Repùblica” – forza politica indipendentista costituitasi a giugno di quest’anno – svela un quadro in cui la Sardegna sembra non avere ancora piena cognizione di sé. Il testo non fa giri di parole nel descrivere la regione come un’entità rassegnata: l’approvazione del Decreto Legge n. 45, che dovrebbe “individuare aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, è presentato come l’ennesima dimostrazione di una subalternità radicata. “Un testo che rappresenta pienamente la vera natura dell’autonomismo che non è quella di governare con lungimiranza nell’interesse del popolo sardo bensì di amministrare gli interessi statali in Sardegna” afferma “Repùblica” senza attenuanti.

  Il nodo è chiaro: la Sardegna resta inserita in un perimetro tracciato altrove, dove le decisioni cruciali sono appannaggio di un centro di potere esterno. Il riferimento ai “6,5 Gigawatt di produzione energetica che lo Stato italiano ha imposto alla Sardegna” è essenziale per comprendere l’angolo prospettico degli indipendentisti. Il loro argomentare non si limita alla denuncia retorica, ma punta alla sostanza: il decreto non cambia le regole del gioco, non mette in discussione la quota fissata da Roma, non introduce elementi di sovranità effettiva. Da qui l’uso del termine “coloniale”: un aggettivo usato non per vezzo polemico, ma per segnalare il senso di una terra trasformata in piattaforma energetica per volere altrui. Il comunicato insiste più volte sulla mancanza di una strategia genuinamente sarda, un piano energetico proprio che definisca, in modo autonomo, “quanta energia la Sardegna debba effettivamente produrre per soddisfare il proprio fabbisogno”. Quel che si dipinge è l’assenza totale di un confronto paritario con lo Stato italiano, la mancanza di un braccio di ferro che “Repùblica” avrebbe voluto vedere, forte del sostegno di “oltre duecentomila sardi, cittadini, associazioni, amministratori, comitati” che, firmando la Legge Pratobello, esprimevano un’opposizione coerente e pacifica al modello imposto. Invece, le firme restano inascoltate, ridotte a semplice pettegolezzo istituzionale. “La Giunta Regionale sta operando senza legittimazione popolare”, si legge nel documento, avvelenando la pretesa di rappresentanza. 

  Una denuncia che mostra come, alla base, vi sia una crepa tra istituzioni e cittadini, non sanata né dalla partecipazione né dall’ascolto. “Repùblica” va oltre la critica di merito e investe il cuore dell’assetto democratico. La legge elettorale regionale, definita “totalmente antidemocratica”, impedisce una rappresentanza completa, taglia fuori decine di migliaia di elettori e numerose forze politiche. Questo non è un dettaglio: l’accusa è che il sistema, così congegnato, sterilizzi il dissenso, neghi il conflitto come motore di evoluzione sociale. Nella visione di “Repùblica”, senza scontro non c’è crescita, senza riconoscimento delle istanze divergenti non si avanza. “Ed è per questo che il conflitto nella democrazia è riconosciuto. Solo il fascismo ha una visione della società senza conflitti.” Il messaggio conclusivo è un colpo secco: l’autonomismo al potere si comporterebbe come un mediatore passivo tra Roma e la Sardegna, punendo il proprio popolo e “abbassando la testa” con lo Stato. La parabola è chiara: invece di investire sul consenso sardo, di capitalizzare la volontà popolare per stringere un confronto duro con il centro, i partiti italiani al potere in Sardegna preferirebbero la placidità della sudditanza. Gli indipendentisti dipingono un panorama dove ogni pensiero autonomo rischia di trasformarsi in un vuoto slogan, dove la Regione funge da filtro repressivo, soffocando quel movimento di idee e proposte che dovrebbe essere il carburante naturale di una vera democrazia locale. Se lo si legge in controluce, questo comunicato di “Repùblica” è un appello disperato a prendere coscienza dei rapporti di forza, a non cedere alla rassegnazione. Che si sia o meno d’accordo con le loro posizioni, le loro parole denunciano un preciso stato di cose: “La Sardegna non si farà più calpestare” non è semplicemente un grido, è il segnale che qualcosa, sottopelle, sta muovendosi. In una realtà dove i Gigawatt richiesti da Roma non possono essere ridiscussi, l’autentica partita politica – quella che “Repùblica” vorrebbe vedere – non è mai iniziata. E forse è proprio questa l’accusa più bruciante.

Attualità

Agricoltori e allevatori sardi in crisi per i ritardi nei fondi PAC
  La Sardegna affronta una crisi senza precedenti legata ai ritardi nei pagamenti dei fondi della Politica Agricola Comune (PAC), un problema che colpisce direttamente oltre 5.000 aziende agricole e zootecniche. Molti allevatori, che attendevano somme tra i 10.000 e i 15.000 euro, si sono ritrovati con accrediti irrisori, addirittura di soli 8...

Droni misteriosi nei cieli americani: allarme reale o psicosi collettiva?
  Negli ultimi giorni, il cielo sopra gli Stati Uniti si è trasformato in un palcoscenico di mistero. In diversi stati, tra cui New Jersey, Pennsylvania e New York, sono stati avvistati droni non identificati che, con le loro luci, hanno attirato l’attenzione e alimentato un mix di fascino e timore tra i residenti. C’è chi li descrive come “gr...

Lavoreremo fino a 90 anni? La crisi del sistema pensionistico italiano – Parte 3
  Dopo la riforma Fornero, il quadro rimase instabile. Nel 2019 il governo introdusse “Quota 100”, che permetteva di uscire dal lavoro a 62 anni con almeno 38 anni di contributi. Era una mossa che dava flessibilità, ma rischiava di far crescere la spesa pensionistica più del previsto. La misura non durò a lungo: al suo scadere fu sostituita da...

Lavoreremo fino a 90 anni? La crisi del sistema pensionistico italiano – Parte 2
  Nonostante fosse chiaro che servivano interventi più drastici per rendere il sistema sostenibile, i governi temevano la reazione dell’opinione pubblica. Introdurre regole più severe o pensioni meno generose era doloroso e dunque poco popolare. Nessun partito si mosse per tempo, lasciando che la situazione peggiorasse molto prima del previsto...

Lavoreremo fino a 90 anni? La crisi del sistema pensionistico italiano – Parte 1
  In Italia, la spesa per le pensioni supera il 15% del Prodotto Interno Lordo, una quota tra le più alte al mondo. Questa situazione fa temere che il sistema pensionistico del Paese sia sempre più vicino al collasso. Con un debito pubblico enorme, lo Stato si ritrova con le mani legate e non ha molte risorse da mettere sul piatto. In poche pa...

Amy Lee: la voce iconica degli Evanescence compie 43 anni
  Amy Lee, frontwoman e cofondatrice della band gothic metal Evanescence, celebra oggi il suo 43° compleanno. Nata a Riverside (California) il 13 dicembre 1981, Amy Lynn Lee è figlia di John Lee, DJ, e Sara Cargill. Ha vissuto in diverse località degli Stati Uniti – Florida, Rockford, West Palm Beach – prima di stabilirsi a Little Rock, Ark...