Critica ai convertiti della domenica: Il Cagliari, Ranieri e la lealtà a tempo

  In un mondo calcistico dove le emozioni si accendono e spengono con la velocità di una notifica sullo smartphone, il recente trionfo del Cagliari, con una vittoria in rimonta per 2 a 1 contro l'Atalanta, ha acceso i riflettori su una platea variopinta di tifosi e critici. "Ci siamo mangiati l'Atalanta!" è diventato il grido di battaglia, quasi puttoresco, che ha riecheggiato nei cuori di molti cagliaritani.

  Un'affermazione che, oltre a celebrare la vittoria, solleva interrogativi sulla fedeltà e la coerenza della base di tifosi del Cagliari. Prima del miracoloso episodio di domenica, il coro era diverso. Molti di coloro che oggi sventolano bandiere rossoblù e inneggiano al genio tattico di Claudio Ranieri erano gli stessi che, fino a poco tempo fa, parevano conoscere il calcio meglio dell'esperto mister. 

  Questi "allenatori da tastiera", che non esitavano a mettere in dubbio ogni decisione tecnica, erano pronti a "preparare la valigia" per l'allenatore, criticando apertamente la scelta di giocatori come Mina e interrogandosi sarcasticamente su come Augello non fosse finito in serie D. Il panorama era desolante, un coro unanime di sfiducia e critica che non risparmiava nessuno, da Ranieri a Shomurodov, trasformando l'analisi calcistica in un esercizio di negatività. 

  Ora, a seguito di una singola, benché significativa, vittoria, sembra che il vento sia cambiato. Ma cosa ci dice questo repentino capovolgimento sull'identità e sulla lealtà dei tifosi del Cagliari? Il calcio è, per sua natura, uno sport che vive di momenti, di passioni e di risultati spesso imprevedibili. Tuttavia, la vera lealtà, quella che contraddistingue i tifosi dal cuore rossoblù autentico, non dovrebbe vacillare al sapore di una vittoria né annegare nella delusione di una sconfitta. Essa si misura nella costanza, nel sostenere la squadra e le sue scelte anche quando i risultati non arrivano, nel credere nel progetto tecnico e nello spirito dei propri colori. Ai critici della domenica, a coloro che ora si riappropriano del loro amore per il Cagliari e per Ranieri dopo averli messi al rogo virtuale, chiediamo: dov'era la vostra fede quando il vento soffiava contro? La vera passione calcistica non abita nei commenti acidi lasciati nell'ombra dei social media, ma nella capacità di sostenere, di credere e, soprattutto, di rimanere fedeli ai propri colori anche nelle tempeste. 

  La vittoria contro l'Atalanta è un capitolo di gloria per il Cagliari, un momento di orgoglio che merita di essere celebrato. Ma lasci che sia anche un momento di riflessione per tutti noi: su cosa significa essere veramente parte di una comunità, su cosa significa sostenere una squadra non solo nei momenti di trionfo, ma soprattutto nelle difficoltà. Il calcio, come la vita, è fatto di alti e bassi. La vera grandezza, tuttavia, sta nel rimanere costanti nel supporto e nella fiducia, nel credere in un ideale anche quando tutto sembra remare contro.

  Forse, è giunto il momento per alcuni di riconsiderare non solo come vivono il calcio, ma come vivono i principi di lealtà e appartenenza in ogni aspetto della loro vita.

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