Nato e cresciuto a Monserrato, Fortunato Manca è stato uno dei protagonisti più amati e rispettati della boxe italiana, un simbolo di coraggio e determinazione che ha portato in alto il nome della Sardegna nel mondo della nobile arte. Ricordato con affetto come il "Toro boxeur", ha incarnato l’essenza del combattente: tenace, indomito, sempre pronto a misurarsi con i migliori.
La carriera pugilistica di Manca ha avuto inizio in una modesta palestra cagliaritana di Via Barone Rossi, dove il giovane Fortunato, spinto da una passione autentica per il pugilato, si è allenato con disciplina e dedizione. Era il 1955 quando debuttò nella categoria dei pesi welter, mostrando fin da subito il suo stile aggressivo e potente.
La sua tattica di boxare a corta distanza e sfruttare un pugno capace di mandare al tappeto qualunque avversario lo rese un avversario temuto.
In quegli anni, Manca collezionò 20 vittorie consecutive, dimostrando di essere un autentico guerriero del ring. Ogni incontro era una battaglia, e ogni vittoria consolidava la sua fama di pugile instancabile e dotato di grande cuore.
Nel 1960 Fortunato tentò l’assalto al titolo italiano, una sfida ambiziosa che, nonostante l'esito negativo, non ne scalfì la determinazione. La sconfitta non fu altro che un trampolino di lancio: la sua ascesa non si fermò. Manca continuò a perfezionare la sua tecnica e a guadagnarsi un posto di rilievo nel panorama pugilistico europeo.
Il momento più alto della sua carriera arrivò con la conquista della cintura europea dei pesi welter. Nel match che lo vide opposto al francese François Pavilla, imbattuto fino ad allora, Fortunato Manca mostrò il meglio di sé. Con la sua proverbiale grinta e il pugno devastante, sconfisse Pavilla, regalando ai suoi tifosi una serata indimenticabile.
La Sardegna intera esultò per quel traguardo, riconoscendo in Manca non solo un campione sul ring, ma un simbolo di riscatto e orgoglio.
Tra i capitoli più memorabili della carriera di Manca si ricordano le sue battaglie contro Sandro Mazzinghi, il re dei superwelter. Quei match, che mettevano in scena tecnica e resistenza, rimasero scolpiti nella memoria degli appassionati. Fortunato affrontò ogni round con una determinazione che andava oltre la semplice ambizione sportiva: era il cuore di un uomo che combatteva per rappresentare una terra, una cultura, una comunità.
Nel 1965, durante un incontro con il pugile thailandese Hirun, la carriera di Manca subì una battuta d’arresto drammatica: un distacco della retina lo costrinse a ritirarsi. Fu una decisione difficile, ma inevitabile.
Lontano dal ring, Fortunato trovò nuove passioni nella natura e nella lettura, che lo aiutarono a trasformare la sua energia in ispirazione per gli altri.
Fortunato Manca non fu solo un grande pugile, ma anche un maestro di vita per chiunque lo avesse conosciuto. Il suo esempio di umiltà, sacrificio e resilienza ha lasciato un segno indelebile nella comunità di Monserrato e non solo. Nel 2015, il Comune gli ha dedicato una piazza, un omaggio a un uomo che ha rappresentato il meglio della sua terra.
Sui social, la pagina “Gli amici di Fortunato Manca” continua a raccontare la sua storia, mantenendo viva la memoria di un campione e di un uomo straordinario.
Fortunato Manca rimane una leggenda, un esempio per chiunque voglia intraprendere il cammino dello sport con il cuore e la determinazione di chi non si arrende mai. La sua storia è quella di un sardo che ha saputo trasformare il sudore e i sacrifici in gloria, lasciando un’eredità che resiste al tempo.