Alla fine degli anni Settanta, il dibattito urbanistico ad Alghero era più infuocato che mai. Il Piano Regolatore Generale (PRG) era un documento capace di "resuscitare i morti" in Consiglio comunale, diversamente da altre questioni sociali che passavano in secondo piano. Il motivo era chiaro: decidere dove e quanto si potesse costruire significava toccare interessi enormi. La possibilità di trasformare un terreno da agricolo a edificabile, con un tratto di penna, poteva fare la fortuna di chi lo possedeva.
In un’epoca in cui le tutele paesaggistiche erano pressoché inesistenti, il rischio di speculazione edilizia era altissimo. Non a caso, la pressione sui consiglieri era forte e le battaglie politiche sulla pianificazione urbana si trasformavano in vere e proprie guerre di potere.
Fu in questo clima che, tra il 1976 e il 1977, si consumò quello che è passato alla storia come la "Notte dei pennarelli". Durante una seduta straordinaria del Consiglio comunale, con un blitz notturno, vennero apportate modifiche arbitrarie alle mappe urbanistiche servendosi di pennarelli colorati. La collina di Monte Doglia, che domina Porto Conte, si ritrovò d’un tratto trasformata in area edificabile, segnalata da misteriosi cerchietti sulle mappe ufficiali.
Non solo: nel disegno di pianificazione lampo, si scatenò una corsa alle "zone C", le aree di espansione urbana. Terreni destinati a servizi pubblici vennero riconvertiti in lotti residenziali, e si racconta persino che l’ampliamento del cimitero cittadino rischiò di essere sacrificato in nome del cemento.
L’operazione scatenò un immediato scandalo. Alcuni protagonisti tentarono di minimizzare l’accaduto, definendolo un "scherzo", ma la giustificazione non convinse nessuno. Era evidente che si trattava di un’azione mirata a favorire specifici interessi privati. La “Notte dei pennarelli” divenne così il simbolo delle manovre opache nella gestione urbanistica e un monito per il futuro.
L’episodio segnò un punto di svolta. Lo scandalo bloccò le modifiche più azzardate e impedì che Monte Doglia e altre aree venissero edificate. Tuttavia, le battaglie sul PRG continuarono per decenni, con piani regolatori rimasti bloccati tra veti incrociati e contrasti politici.
Il primo tentativo serio di riformare la pianificazione urbana arrivò negli anni ’90, quando l’amministrazione guidata da Carlo Sechi affidò a un team tecnico la redazione di un nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC). Il progetto, però, non venne mai approvato dal Consiglio comunale, lasciando la città in un limbo normativo. Per anni, Alghero ha vissuto con un PRG obsoleto, affidandosi a varianti parziali che hanno spesso generato più problemi che soluzioni.
A distanza di oltre quarant’anni, l’ombra della "Notte dei pennarelli" continua ad aleggiare sul dibattito urbanistico algherese. Il caso più recente è quello di Punta Giglio, un promontorio di grande valore naturalistico all’interno del Parco di Porto Conte.
Nel 2018, una cooperativa privata ha ottenuto la concessione di un’ex casermetta militare per trasformarla in struttura ricettiva. Il progetto, che prevedeva anche un ristorante e una piscina, ha suscitato fortissime proteste: oltre 5.000 cittadini hanno firmato petizioni, temendo che si trattasse dell’ennesima privatizzazione di un’area pubblica. La polemica ha avuto eco nazionale, con personalità come Mario Tozzi e Sandro Veronesi che hanno preso posizione contro il progetto.
Un ulteriore passo avanti è stato compiuto nel febbraio 2023, quando il Consiglio Comunale di Alghero dell'amministrazione Conoci e dell'assessore all'urbanistica Emiliano Piras, ha approvato il Progetto Preliminare del PUC, in adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e al Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI). Questo traguardo segna una svolta storica, ponendo finalmente le basi per una pianificazione urbana più moderna e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze della città senza ripetere gli errori del passato.
Nel 2024, con un colpo di scena, l’Amministrazione comunale ha finalizzato l’acquisizione pubblica di 197 ettari tra Punta Giglio e Capo Caccia, sottraendoli alla speculazione. L’operazione, condotta dall’assessore Enrico Daga e dal sindaco Raimondo Cacciotto, è stata salutata come una "svolta epocale" nella gestione del territorio.
Daga ha sottolineato come l’acquisizione rappresenti un passaggio storico per Alghero, garantendo finalmente una tutela pubblica definitiva su un’area di straordinaria importanza ambientale e paesaggistica. Grazie a questa operazione, ha spiegato l’assessore, il Comune mette al riparo un patrimonio naturale unico, evitando che in futuro possa essere oggetto di progetti speculativi o sfruttamenti commerciali dannosi per l’ecosistema locale.
Il gruppo civico Orizzonte Comune ha esaltato la decisione, definendola un’inversione di rotta rispetto alle opacità del passato. “Dopo la famosissima Notte dei Pennarelli, dopo tutte le estenuanti cause di usucapione affrontate e dopo tutte le chiacchieratissime cessioni di beni comunali e regionali, c’è un clamoroso cambio di rotta, una svolta epocale. Un’operazione compiuta magistralmente con una regia coordinata dal sindaco Raimondo Cacciotto e dall’assessore Enrico Daga, che ha coinvolto tutta la maggioranza” ha dichiarato il coordinamento di Orizzonte Comune, sottolineando il valore strategico dell’acquisizione per la comunità algherese e le future generazioni.
A quasi mezzo secolo dalla "Notte dei pennarelli", l’episodio resta un simbolo di ciò che la città di Alghero vuole evitare: la gestione del territorio nell’interesse di pochi. Il suo richiamo è ancora forte, tanto che ogni decisione urbanistica viene valutata alla luce di quel lontano scandalo.
Se negli anni ‘70 la speculazione edilizia si consumava con i pennarelli, oggi il dibattito si gioca sulla tutela delle aree pubbliche e sull’uso del territorio. L’acquisizione dei 197 ettari dimostra che il paradigma può cambiare: da un’urbanistica piegata agli interessi privati a una pianificazione più consapevole e orientata alla collettività. Ma la storia insegna che la vigilanza è necessaria: la tentazione di ridisegnare il futuro della città con un tratto di penna non è mai scomparsa del tutto.