Da sei mesi la piccola pesca nell’Area Marina Protetta (AMP) Capo Caccia-Isola Piana è ferma. Il motivo? L’assenza del Disciplinare che dovrebbe regolamentare l’attività all’interno della zona protetta, un documento che attende ancora l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e far conoscere ai pescatori i periodi nei quali poter praticare la propria attività. Nel frattempo, le reti restano a terra e i pescatori locali, che da generazioni lavorano su queste coste, vedono assottigliarsi le loro possibilità di sopravvivenza economica. Di fronte a una situazione che si trascina senza soluzioni, i pescatori hanno chiesto l’intervento del
presidente del consiglio comunale di Alghero, Mimmo Pirisi, affinché si possa ottenere una
deroga temporanea e riprendere l’attività fino all’approvazione definitiva del Disciplinare. La richiesta, sostenuta da incontri e confronti con gli operatori del settore, è stata riportata dallo stesso Pirisi:
"Visti i solleciti recentemente espressi dal settore pesca e le preoccupazioni riguardanti i ritardi nell’approvazione del Disciplinare per l’Area Marina Protetta (AMP) Capo Caccia-Isola Piana, situazione che sta causando difficoltà agli operatori della piccola pesca locale, che si trovano impossibilitati a svolgere la loro attività all’interno dell’area, e tenuto conto degli incontri più volte fatti con gli operatori, incontri dove si è riscontrato un malessere generale e una tensione sempre più crescente tra i lavoratori del settore, preoccupati per il futuro della loro attività. Gli operatori chiedono che si intervenga presso il Management dell’Area Marina Protetta, affinché si trovi una soluzione provvisoria in deroga."
Il blocco della pesca, che riguarda le piccole imbarcazioni locali, ha lasciato gli operatori senza risposte e senza una prospettiva chiara. In una città come Alghero, dove il mare è sempre stato fonte di sostentamento e parte dell’identità culturale, il disagio si trasforma in una preoccupazione sempre più marcata. La richiesta di una deroga non è solo una necessità immediata per riprendere il lavoro, ma anche un modo per evitare il collasso economico di un’intera categoria.
Ma non si tratta solo di riaprire la pesca per qualche mese. Il vero problema è l’assenza di certezze per il futuro. "Inoltre, viene richiesta maggiore chiarezza e certezza di diritto, poiché non è più possibile continuare a vivere e lavorare nell’incertezza delle regole."
Anche se il Ministero dell’Ambiente dovesse approvare il Disciplinare nei prossimi mesi, il rischio di ritardi burocratici resta alto. Ed è proprio su questo punto che gli operatori del settore insistono: "Viene sollecitata la necessità di avviare fin da ora le procedure burocratiche per i bandi che consentiranno di ottenere le autorizzazioni alla pesca, evitando ulteriori perdite di tempo dopo l’autorizzazione del Ministero o nel caso della proroga, tempi che se dilatati diminuerebbero il periodo di pesca causando ulteriori danni economici."
Il management dell’AMP viene individuato dai pescatori come l’unico soggetto in grado di accelerare i tempi e fornire risposte concrete. Ma l’attesa si allunga, e con essa cresce la tensione tra chi vive di mare. La piccola pesca chiede risposte immediate: senza una soluzione rapida, il rischio è che un’attività storica, radicata nel territorio, venga spazzata via da un combinato disposto di burocrazia e immobilismo.