Nurra, il dissalatore dimenticato: “Ecco l’acqua che nessuno ha mai voluto usare”


Una risorsa silenziosa, già pronta, già funzionante. Ma mai presa sul serio. Martedì 15 aprile, alle 10 del mattino, una delegazione del Centro Studi Agricoli – con il presidente Tore Piana e il vicepresidente Stefano Ruggiu – è stata accolta dai vertici della centrale E.T. di Fiume Santo per discutere quello che potrebbe essere il più grande paradosso della Nurra agricola: l’acqua che c’è, ma nessuno utilizza.

A riceverli, l’ingegner Appeddu, direttore di stabilimento, e il responsabile dell’Ufficio Appalti e Gestione. Al centro del colloquio, l’impianto di dissalazione a osmosi inversa della centrale. “La sua capacità attuale è di 40 metri cubi all’ora – hanno spiegato i tecnici – ma solo 15 vengono utilizzati internamente. I restanti 25-35 metri cubi potrebbero essere immediatamente messi a disposizione di chi ne facesse richiesta”.

Ma la notizia che ha davvero scosso il tavolo non è solo questa. “Il dissalatore – hanno rivelato – è progettato per una potenzialità cinque volte superiore: può arrivare fino a 200–240 metri cubi all’ora”. Un’infrastruttura industriale già esistente, ignorata da sempre, che potrebbe diventare l’ancora di salvezza per un’agricoltura stremata dalla siccità e dall’incertezza climatica.

“Ci chiediamo allora – affermano Piana e Ruggiu – perché fino a oggi nessuno ne ha mai parlato? Perché in un territorio che discute da anni di nuove dighe, bacini artificiali e invasi, non si è mai pensato di utilizzare un impianto già funzionante, collegabile con soli 800 metri lineari a una delle condotte del Consorzio di Bonifica?”

La disponibilità della centrale è totale. “Abbiamo riscontrato – sottolineano dal CSA – la volontà di collaborare con il territorio, di mettere a disposizione l’acqua prodotta, valutando ovviamente costi, modalità e tempistiche”. Ma ora serve un passo politico e tecnico. “È urgente aprire un confronto con la Regione, i Consorzi di Bonifica, le amministrazioni locali e gli agricoltori, per trasformare questa potenzialità in una soluzione concreta e strutturata per l’irrigazione della Nurra”.

“Abbiamo scoperto un tesoro ignorato – continuano – che può cambiare le sorti di un’agricoltura messa in ginocchio dalle incertezze climatiche e dalle carenze infrastrutturali. È un motivo di orgoglio e insieme una chiamata alla responsabilità per chi amministra e per chi può decidere”.

Una prima risposta potrebbe arrivare già oggi, giovedì 17 aprile, durante la riunione con il Consorzio di Bonifica. “Sarà quello – spiegano – il momento per definire se, come e quando attivare un sistema di fornitura che potrebbe liberare la Nurra dalla dipendenza dalle piogge e dalle emergenze. E noi saremo lì a presentare la proposta”.

Nel frattempo, il Centro Studi Agricoli lancia un appello chiaro: “È nostro dovere informare cittadini e agricoltori: esiste una possibilità concreta, immediata, reale. Basta volerla”. Nei prossimi giorni sono già previsti nuovi incontri con Enti e grandi aziende del territorio.

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