Il cortocircuito della ragione: L’incoerenza che avvelena il dibattito pubblico

  C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui ci rapportiamo alle informazioni oggi. Qualcosa che, se non fosse per le sue conseguenze reali, potrebbe sembrare quasi comico. Ti trovi a difendere con fervore la scienza quando si parla di vaccini, ma basta cambiare argomento, mettiamo il riscaldamento globale o gli alieni, e improvvisamente la stessa scienza diventa oggetto di dubbi e sospetti. È come se fossimo tutti prigionieri di una logica a interruttore, che si accende e spegne a piacimento, a seconda di cosa ci fa più comodo credere in quel momento.

  Chiariamo subito: non si tratta di essere pro o contro le teorie ufficiali. Il punto è l’incoerenza, quel cortocircuito della ragione che ti fa accettare ciecamente un'informazione e rigettarne un’altra, senza nemmeno cercare di capire dove stia la verità. Siamo tutti colpevoli, in un modo o nell’altro. E questa colpa, se non la riconosciamo e la affrontiamo, rischia di trascinarci sempre più nel baratro della confusione e della diffidenza.

  Prendiamo i vaccini, per esempio. Qui si vede la fiducia nella scienza. La gente si è fatta vaccinare in massa, accettando il consiglio degli esperti. Eppure, non passa molto tempo prima che le stesse persone inizino a parlare di complotti globali, di scie chimiche, o della "verità nascosta" sugli alieni. Come si spiega questa schizofrenia informativa? È come se ci fosse una sorta di amnesia selettiva che colpisce quando ci fa più comodo. Quando si tratta della nostra salute, la scienza è sacra; quando si parla di temi più lontani dalla nostra quotidianità, allora si può tranquillamente cedere alla tentazione del complotto. 

  Non è solo questione di ignoranza, ma di qualcosa di più sottile: un bisogno quasi irrefrenabile di sentirsi sempre dalla parte giusta, di confermare che quello che abbiamo sempre creduto è vero, a prescindere dai fatti. Questo fenomeno ha un nome: bias di conferma. Ma non è solo un termine psicologico astratto; è una lente distorta attraverso la quale guardiamo il mondo, che ci fa vedere solo ciò che vogliamo vedere, e che ci rende sempre più impermeabili alla realtà. E poi ci sono i social media, queste gigantesche camere dell’eco dove le nostre opinioni rimbalzano e si amplificano, rendendo ancora più difficile il dialogo. 

  Facebook, Instagram, X e Tiktok: piattaforme che, da spazi di condivisione, si sono trasformate in trincee, dove ogni convinzione diventa una barricata e ogni contraddizione è spazzata via in nome della propria “verità”. Il risultato? Una società che non solo si divide sempre di più, ma che perde la capacità di ragionare in modo coerente. Si accetta quello che si vuole accettare, si rigetta il resto, e si va avanti come se niente fosse. E chi prova a rompere questo schema, chi cerca di offrire una prospettiva diversa, viene subito attaccato, etichettato come eretico o, peggio, ignorante. La verità è che abbiamo perso la fiducia nelle istituzioni, ma non abbiamo ancora capito come sostituirle. 

  La scienza è diventata una bandiera che si sventola a seconda del vento, e la razionalità è stata relegata in un angolo, buona solo per quelle discussioni che ci fanno comodo. Ci piace pensare di essere informati, ma in realtà siamo più confusi che mai. E mentre ci perdiamo in questa confusione, la realtà continua a scivolare via, sempre più lontana. In fondo, il vero cortocircuito non è nella ragione, ma nella nostra volontà di usarla davvero.

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