Guida breve ai 13 Gremi della città di Sassari – Parte 2: Sarti

  Ci siamo lasciati la settimana scorsa con voi lettori e lettrici della Gazzetta Sarda, attraverso le notizie tratte dai miei libri, dedicate ai Gremi dei Massai e dei Muratori; ora è la volta dei Sarti e del suo particolare Candeliere. 

  Gremio dei Sarti. I Sarti festeggiano Nostra Signora di Montserrat come patrona la seconda domenica di Settembre e Sant’Omobono intorno al 13 Novembre; lo stendardo è giallo-oro, hanno bandiera “piccola”, hanno cappella e Candeliere presso il tempio di Santa Maria di Betlem, alternano col Gremio dei Muratori il penultimo posto nella Discesa dei Candelieri ed è il secondo cero ligneo (o il terzo) a varcare la soglia di Santa Maria di Betlem per il Voto all’Assunta. I Sarti possiedono due ceri lignei: uno vecchio e uno nuovo; il vecchio Candeliere è frutto del restauro dell’800 e per molti anni non partecipò alla Faradda; il nuovo Candeliere succede al vecchio dal 2015, facendo oggi la sua splendida presenza durante la Faradda. Il repertorio musicale si rifà al tamburo “solo”, e in ragione di suoni/passi processionali e della Faradda. Le notizie storiche della seconda metà dell’800, riferibili alla presenza del “candeliere vecchio” dei Sarti, seppur frammentarie, sono presenti e ben chiare. In un sonetto dell’illustre Antonino Calvia (fratello di Pompeo, il poeta di Sassari) composto nel 1888, si riporta la notizia di 6 Candelieri che partecipano alla Discesa: quello del Gremio dei Sarti non è presente; e il Calvia li indica “colpevoli” di non aver condotto alla processione dei ceri lignei, ancora una volta come da diverso tempo, il proprio Candeliere. Qualche anno più tardi gli illustri Pompeo Calvia e Luigi Falchi ci danno altre informazioni sul Candeliere “vecchio” dei Sarti, tra le righe della rivista “Sardegna Artistica” in occasione della Faradda del 1893: mostrano un cero ligneo dei Sarti del tutto simile a quello che abbiamo conosciuto sino al 2015. Il disegno del Calvia raffigura il Candeliere dei Sarti già rinnovato nella sua forma a noi conosciuta, mostrando anche la dicitura “non esce più”; l’opera del Calvia, ottimo miniaturista, completa la descrizione del Falchi, che durante la Faradda del 1893 rileva sul campo ogni possibile e preziosa informazione, tra cui quella sul cero ligneo dei Sarti presso la chiesa di Santa Maria di Betlem: “Nella penultima cappella a destra dell’altare maggiore sta, da molti anni, polveroso, il candeliere dei sarti, stanco, forse, del solito viaggio chiassoso, o forse, desideroso, quando i fratelli portano in chiesa, insieme al ricordo dell’origine comune, la loro gloria di colori, di stare anch’egli vicino a quella Vergine, che dorme, come una giovine sposa, signorilmente posata su un letto di broccato, nel mezzo della chiesa, tra le melodie solenni dell’organo”.

  La descrizione che ho appena riportato viene confermata dall’impeccabile disegno di Pompeo Calvia, e dimostra che il Candeliere dei Sarti è stato rinnovato alcuni decenni addietro, forse in relazione alle vicende socio-religiose legate alla spaventosa epidemia del colera in città, per poi venir abbandonato a se stesso col sopraggiungere della soppressione delle corporazioni religiose del 1866. Il Candeliere dei Sarti è oggetto di studio, monitoraggio, da parte di Pompeo Calvia, che riproporrà nel 1897 lo stesso disegno, in un’altra rivista, aggiornando la didascalia in “Candeliere dei Sarti non esce più?”; tale informazione ci dimostrerebbe che dopo aver fatto sfilare il proprio cero ligneo, finalmente, nella Faradda del 1896, grazie ad un restauro di esperti del settore, il Candeliere dei Sarti non avrebbe garantito la continuità di presenziare ogni anno alla Faradda. 

  Cari lettori e care lettrici, alla prossima settimana, con i Gremi dei Calzolai e degli Ortolani.

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