Uno dei punti più controversi della vicenda della lottizzazione di Calabona riguarda gli abusi edilizi contestati nell’area. Su questo tema, amministrazione, opposizione e privati forniscono letture differenti, contribuendo a rendere la questione ancora più complessa.
Se da un lato la giustizia si è già espressa, accertando la presenza di irregolarità edilizie, dall’altro il Comune sostiene che non vi siano i presupposti per un intervento in autotutela. Questa divergenza ha aperto un nuovo fronte di dibattito, con interrogativi che restano ancora senza risposta.
Le sentenze della Cassazione: un abuso accertato
La Corte di Cassazione ha riconosciuto in via definitiva la presenza di abusi edilizi nell’area di Calabona. Questo elemento è centrale nel dibattito, perché la certezza giuridica dell’abuso solleva interrogativi sulle conseguenze amministrative che ne dovrebbero derivare.
Tuttavia, l’amministrazione comunale sostiene che, nonostante la presenza di queste sentenze, non vi siano i presupposti per un intervento diretto. Secondo l’assessore Corbia, infatti:
- Il complesso edilizio risulta conforme alle concessioni edilizie rilasciate negli anni ‘80 e, dunque, non ci sarebbero elementi per contestare formalmente la violazione.
- Il tempo trascorso rende impossibile un’azione diretta del Comune, perché, dopo 40 anni, i privati avrebbero maturato un legittimo affidamento sulle autorizzazioni concesse.
- Un annullamento in autotutela richiede un interesse pubblico concreto, che in questo caso, secondo il Comune, non sussisterebbe.
I dubbi dell’opposizione e dei lottizzanti
Le risposte dell’amministrazione non convincono né l’opposizione né i proponenti del piano di lottizzazione. Secondo il consigliere Alessandro Cocco (FdI), il Comune non può ignorare le sentenze della Cassazione e dovrebbe intervenire per ripristinare la legalità.
I lottizzanti, invece, contestano soprattutto il ragionamento sulla prescrizione. Secondo il loro punto di vista:
- Il tempo non cancella l’abuso edilizio, che rimane un fatto accertato e giuridicamente rilevante.
- L’acquisto in buona fede da parte dei residenti delle palazzine Mariani potrebbe non essere così scontato, perché ci sarebbero documenti formalmente acquisiti che dimostrerebbero che gli stessi abitanti erano consapevoli delle irregolarità e sollecitavano una soluzione.
Con questi documenti autenticati, la narrazione dell’amministrazione sul legittimo affidamento sarebbe messa in discussione, aprendo un nuovo fronte legale.
Le domande ancora aperte
- Il Comune ha davvero le mani legate sulla questione degli abusi edilizi o potrebbe intervenire?
- Il diritto al mantenimento degli immobili è davvero prevalente rispetto all’interesse pubblico?
- Gli abitanti delle palazzine Mariani erano davvero in buona fede o erano consapevoli delle irregolarità?
- L’amministrazione ha scelto di non intervenire per motivazioni tecniche o per evitare ripercussioni legali?
Mentre la lottizzazione è stata rigettata e l’amministrazione esclude azioni di autotutela, restano numerose incertezze su come la vicenda evolverà.
Nel prossimo articolo, analizzeremo il conflitto urbanistico tra PRG, PPR e le interpretazioni della normativa, per comprendere se esistano margini per un nuovo sviluppo dell’area o se la bocciatura della lottizzazione sia definitiva.