L’Italia torna a tremare. Negli ultimi giorni, il meridione è stato scosso da una serie di eventi sismici che hanno colpito in particolare la Campania e la Puglia, con scosse che hanno destato preoccupazione tra la popolazione.
Il primo evento significativo si è verificato nella notte tra il 12 e il 13 marzo, quando un sisma di magnitudo 4.4 ha colpito l’area dei Campi Flegrei. L’epicentro è stato localizzato tra Pozzuoli e Bagnoli, a una profondità di circa 2,5 km. Il terremoto è stato accompagnato da uno sciame sismico composto da oltre 40 scosse di minore intensità, avvertite distintamente nei quartieri occidentali di Napoli. Questo fenomeno si inserisce nel contesto del bradisismo, che sta interessando l’area con un sollevamento del suolo che ha raggiunto i 140 cm dal 2005 a oggi.
A distanza di poche ore, il 14 marzo, un altro forte sisma ha colpito la Puglia. Alle 20:37, una scossa di magnitudo 4.7 è stata registrata al largo della costa garganica, in provincia di Foggia, a una profondità di circa 1 km. Il terremoto è stato avvertito in diverse regioni, tra cui Basilicata, Molise e Abruzzo, con segnalazioni giunte da città come Bari, Campobasso, Pescara, Potenza e Matera. Alla prima scossa ne sono seguite altre di minore intensità, con una di magnitudo 3.8 registrata alle 21:00.
Le autorità locali e la Protezione Civile hanno avviato verifiche strutturali per accertare eventuali danni. A Napoli, il sindaco ha disposto la chiusura delle scuole in alcuni quartieri per consentire ispezioni agli edifici, mentre in Puglia non si registrano danni significativi, sebbene la popolazione abbia avvertito il sisma in modo netto.
Gli esperti continuano a monitorare la situazione, sottolineando la necessità di misure preventive adeguate in un territorio ad alto rischio sismico. La recente attività geologica del sud Italia riaccende l’attenzione sull’importanza di piani di emergenza efficaci e di un costante aggiornamento sulle dinamiche del sottosuolo.