In queste frenetiche settimane che precedono le amministrative in Sardegna, assistiamo ad un teatrino politico in cui le alleanze sembrano tessere la tela di una commedia all'italiana, dove i personaggi cambiano maschere con una velocità che nemmeno Arlecchino.
A Cagliari, il centro-sinistra si accalca attorno alla figura di Massimo Zedda, sperando di recuperare il controllo di Palazzo Bacarreda, come chi cerca di ripararsi sotto un ombrello già bagnato. Gli avversari di Zedda si affollano sullo stesso trampolino di lancio, con l'ingegnere Enrico Ciotti e Davide Carta che si offrono come salvatori della patria, o almeno del Comune.
Nel frattempo, il centro-destra, in una coreografia abbastanza prevedibile, schiera Alessandra Zedda, no, non è un errore di stampa, c'è davvero un altro Zedda in gioco, un’ex Forza Italia rifugiata sotto l'ala della Lega. A fianco di lei, nel vasto cerchio delle elezioni, spuntano civici di ogni risma, con Giuseppe Farris che tenta di correre da solo dopo aver abbandonato il caldo abbraccio del centrodestra.
A Sassari, il teatro delle operazioni è altrettanto grottesco. Ex sindaci e coordinatori provinciali del Pd si passano la palla in una partita che sembra più un rimpallo di responsabilità che una strategia elettorale. Nel campo opposto, si guarda a Gavino Mariotti, illustre rettore, come se il futuro della città potesse dipendere dal capo di una università, forse sperando che il sapere accademico possa tradursi in voti.
Alghero non è da meno, con il Pd che quasi certamente punterà su Raimondo Cacciotto, uno che di elezioni ne ha viste tante, ma sempre come spettatore da poltrona rossa, quella del consiglio comunale. E poi ci sono i sardisti del Psd'Az, che, in una mossa degna del miglior Borgia, hanno deciso di andarsene per conto proprio, stanchi forse di fare da comprimari in una commedia che non li vede mai protagonisti. Ei riformatori che, forse, vogliono fare lo stesso ma avendo ottenuto alle urne un consegno degno di nota rispetto alla compagine sardista.
In tutto questo marasma, la politica sarda si dimostra una sorta di bazar, dove si scambiano favori e promesse come mercanzie al mercato, con l'aggiunta che qui si baratta il futuro delle città. E mentre i partiti giocano a scacchi con le loro candidature, i cittadini assistono, tra scetticismo e disillusione, sperando solo di non essere gli eterni pedoni in questo gioco di potere.