L’assessore Armando Bartolazzi, reduce da una mozione di sfiducia archiviata con successo, ha deciso di affrontare la polveriera della sanità sarda con l’entusiasmo di un gladiatore mandato al Colosseo senza scudo. Durante l’audizione in commissione Sanità, ha messo in scena il solito repertorio di buone intenzioni, promesse vaghe e fiducia smisurata nei miracoli amministrativi.
"Piena fiducia alla presidente Todde, ci sono problemi amministrativi che saranno sicuramente risolti." Un mantra ripetuto quasi per auto-convincersi, ma che in bocca all’assessore suona più come un mantra scaramantico. È venuto in Sardegna, ci dice, per occuparsi di sanità. Bene, ma forse qualcuno dovrebbe ricordargli che le emergenze non si risolvono con le pacche sulle spalle.
Bartolazzi ha presentato le linee guida del discusso dl 40, che, nelle sue parole, rappresenta una "riforma funzionale" basata su dati raccolti consultando sindaci, stakeholder e sindacati. L’assessore ci tiene a far sapere che ha riscontrato disorganizzazione ovunque, dal territorio agli ospedali, fino al totale scollamento tra i due. "Abbiamo toccato il fondo e non si può che migliorare," dice con la serenità di chi guarda un edificio crollato e promette di costruirci sopra un grattacielo.
Quanto al commissariamento dei vertici delle aziende sanitarie, Bartolazzi lo definisce "funzionale ai miglioramenti previsti," ma solo se ci saranno i presupposti e professionisti disposti a imbarcarsi in questa crociata sanitaria. Insomma, una scommessa su una roulette che gira a vuoto.
E sulle tempistiche? "Saranno medi-lunghe," ammette candidamente, come a dire: aspettatevi di invecchiare prima di vedere i risultati. Ma attenzione, non è una questione di inefficienza, bensì della "sostanziosità" della riforma.
Nel frattempo, Bartolazzi ribadisce la sua fede incrollabile nella presidente Alessandra Todde, nonostante le ombre che pesano su di lei. "Ci sono problemi amministrativi che saranno risolti," ripete, quasi a voler rassicurare se stesso più che il pubblico.
E così la sanità sarda resta appesa a un filo, tra promesse di miglioramento e la realtà di un sistema che, per stessa ammissione dell’assessore, ha già "toccato il fondo." Ma si sa, in politica l’ottimismo non costa nulla, soprattutto quando il conto lo paga qualcun altro.