Editoriale: Il robot aspirapolvere ti insegue e insulta? Benvenuti nel futuro!

  Non so voi, ma quando ho letto che in America i robot aspirapolvere hackerati hanno cominciato a inseguire cani e a riprodurre insulti razzisti, ho pensato che qualcuno si fosse fumato qualcosa di particolarmente potente. E invece no. È tutto vero. Benvenuti nel futuro, dove non solo i tappeti vengono aspirati senza che dobbiate alzarvi dal divano, ma anche dove il vostro fido aspirapolvere potrebbe improvvisamente trasformarsi in un teppista digitale, deciso a umiliare il vostro cane e forse anche a farvi vergognare di fronte ai vicini. 

  Certo, il fatto che un aspirapolvere diventi uno stalker da salotto fa sorridere, almeno finché non vi rendete conto che lo stesso aggeggio, che fino a ieri vi liberava dalle briciole di pane, oggi spia la vostra casa. Così è successo al povero avvocato del Minnesota, che, mentre cercava di godersi una tranquilla giornata con la famiglia, si è ritrovato a pensare che suo figlio tredicenne fosse impazzito e stesse gridando oscenità razziste. E invece no: era il robot, quell'affarino apparentemente innocuo che avevano comprato per semplificarsi la vita domestica. Ora, qualcuno potrebbe chiedersi: ma come si fa a prendere sul serio una storia del genere? Un robot aspirapolvere che si improvvisa guerriero della supremazia tecnologica, pronto a deridere i cani e insultare gli umani. Eppure, eccoci qui, in una realtà in cui persino il nostro silenzioso aiutante domestico è vulnerabile agli hacker, i nuovi bulli del cyberspazio. Forse non dovremmo stupirci. In un mondo in cui le smart TV ti ascoltano e gli assistenti vocali sanno più su di te che il tuo migliore amico, era solo questione di tempo prima che anche l'aspirapolvere si mettesse a fare il suo show. L’aspetto più esilarante, se vogliamo, è che questi hacker non si sono limitati a rubare dati sensibili o a far saltare qualche conto bancario. No, loro si sono divertiti a far correre un robot dietro a un povero cane terrorizzato, come se fossimo in un film di fantascienza scritto da un autore con un humor particolarmente sadico. Il cane di Los Angeles che ha dovuto affrontare l'aspirapolvere ribelle merita una medaglia al coraggio, altroché. 

  E ora l’azienda dietro questi piccoli mostri tecnologici, Ecovacs, promette di risolvere il problema con un sistema di verifica del login a più fattori. Perché sì, nulla dice “sicurezza” come dover autenticare il proprio aspirapolvere prima che possa muoversi in casa. Certo, vi sentirete molto più sicuri dopo che avrete inserito il PIN, scansionato l’iride e confermato via e-mail che sì, siete voi quelli che volete rimuovere i peli del gatto dal tappeto. Ironia a parte, questa storia ci ricorda quanto sia facile trasformare le nostre vite iperconnesse in un incubo tecnologico. Abbiamo consegnato il controllo delle nostre case a dispositivi intelligenti senza neanche pensarci due volte. Forse è ora di riconsiderare il nostro rapporto con questi elettrodomestici che, a quanto pare, non si accontentano più di pulire i pavimenti. E se un giorno decidessero di ribellarsi sul serio, non inseguendo solo cani, ma anche noi? Nel frattempo, caro avvocato del Minnesota, fai bene a rinchiudere il tuo robot in garage. Magari comprati una bella scopa. Perché a questo punto, fidarsi è bene, ma spazzare da soli, forse, è meglio.

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