Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca scuote non solo gli Stati Uniti, ma anche la nostra politica italiana. Come sempre, Salvini non perde un colpo e suggerisce addirittura un Nobel per la Pace al “grande pacificatore”. Trump, che per anni ha seminato divisioni e guadagnato consensi sulla retorica dello scontro, viene ora dipinto come il campione della pace? Forse, agli occhi di chi oggi si straccia le vesti in sua adorazione, ma la realtà è più complessa.
Mentre Trump si gode il suo rientro da Conte di Montecristo, pronto a riscuotere vendette e rivendicazioni, è la sinistra italiana che si trova a un punto morto, disorientata e frammentata.
La sinistra italiana – e chi lo nega? – ha perso da tempo il contatto con la gente che pretende di rappresentare. E non parliamo di “entrare nelle periferie” in teoria, o di slogan lanciati dal pulpito dorato, ma del tornare a guardare in faccia i problemi della quotidianità. Sì, perché mentre la destra attira a sé le classi popolari e l'elettorato stanco di vuoti proclami, la sinistra sembra troppo intenta a sfoggiare leader in posa sulle copertine di Vogue.
Kamala Harris, Elly Schlein, tutte sorridenti e patinate – ed è proprio lì, in quelle foto lucide e perfette, che il popolo vede tutta la distanza dalla sua realtà.
Trump lo ha capito benissimo: l’immagine conta, certo, ma conta ancora di più raccontare storie che la gente comune capisce. E così, mentre la destra celebra l’aumento dei consensi nelle fabbriche, nelle campagne e nelle periferie dimenticate, la sinistra chiacchiera di concetti astratti e si divide su temi che la maggioranza dell’elettorato, onestamente, non capisce o non trova prioritari. Perché sì, è giusto e necessario parlare di diritti, ma se non hai una casa, un lavoro stabile o una pensione decente, magari il tema dell’identità di genere non è proprio la prima cosa a cui pensi al mattino.
La verità è che Trump è il prodotto di una democrazia stanca, e il suo ritorno dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per chi pensa di avere ancora in mano le redini del popolo. Trump, Musk e i miliardari della “rivincita” non hanno le risposte giuste, ma sanno come urlarle al vento. E noi? Qui in Italia, la sinistra ha abbandonato la retorica vera per ridursi a un’imitazione del liberalismo patinato americano. Dove sono finiti i Bersani e i vecchi combattenti del partito che parlavano come al bar, che parlavano alla gente? Dove sono finite le osterie, i discorsi sinceri, la fatica di mettersi in gioco per problemi reali? Ora, l’unica osteria a cui ambiscono è quella di una foto su Instagram, rigorosamente in bianco e nero e magari con un bicchiere di vino biodinamico.
Se la sinistra non torna con i piedi per terra, se non smette di cercare approvazione sulle riviste patinate e non ritrova la sua gente, non avrà un futuro. Trump è un monito, un avvertimento: non è il leader che risolverà i problemi, ma è quello che è stato capace di mostrarsi dalla parte del popolo. E finché la sinistra italiana rimarrà persa nei suoi castelli di carta, continuerà a perdere – non solo elettori, ma anche la dignità di una volta.