Come giocavamo prima dei cellulari: Quando la strada era la nostra palestra

  Oggi i bambini difficilmente immaginano un pomeriggio senza smartphone, ma c'è stato un tempo in cui la vita si svolgeva all'aperto, tra le strade dei nostri paesi e le piazze polverose della Sardegna. Io, nato negli anni '60, ricordo con nostalgia quei giorni in cui la nostra creatività era la chiave del divertimento e la tecnologia era al massimo una corda per saltare o un gessetto per tracciare linee sull'asfalto. Crescendo in Sardegna, ogni strada e cortile diventava un campo da gioco. Le giornate erano scandite da giochi semplici ma pieni di vita: "sa murra", un gioco di abilità e velocità, o "le biglie", che si disputavano in circuiti disegnati nella terra. 

  Anche il gioco delle "tappine" (tappi delle bottiglie di vetro) era popolare, e ognuno di noi faceva a gara per collezionare i tappi più colorati. Le giornate passavano veloci tra una partita a "nascondino" o "ruba bandiera". La sera, con il calare del sole, giocavamo a "lupus in fabula", un gioco che oggi potrebbe sembrare un'arte dimenticata. Le risate risuonavano nell'aria, e il richiamo delle madri per la cena era l'unico segnale che interrompeva il nostro divertimento. Non avevamo giocattoli costosi o schermi luminosi, ma sapevamo come trasformare qualsiasi oggetto in un gioco. Un paio di scatole di latta e un po' di spago diventavano dei "telefonini" con cui comunicare da una parte all'altra della strada. Una semplice corda era sufficiente per organizzare sfide di salto in lungo o in alto, e la competizione era sempre accesa. Anche i giochi tradizionali erano parte del nostro repertorio: il "girotondo" e la "campana", disegnati a mano con un pezzo di gesso su una strada sterrata, erano passatempi di gruppo che coinvolgevano interi vicinati. 

  Non si trattava solo di gioco, ma di costruire relazioni, creare legami e imparare le regole della socialità. Oggi, tutto questo sembra lontano. I bambini, immersi in un mondo digitale, perdono quel contatto diretto con la realtà che noi avevamo. La tecnologia, pur con i suoi indubbi vantaggi, ha sostituito quel mondo di creatività e movimento con schermi e connessioni virtuali. I giochi di un tempo insegnavano l'importanza della pazienza, della fisicità e della socializzazione, valori che rischiano di perdersi nella frenesia del mondo moderno. In quei giorni, non avevamo bisogno di molto per divertirci: bastavano il sole, la strada e una buona compagnia. E, ripensandoci, forse, quel mondo semplice e genuino aveva qualcosa di magico, qualcosa che oggi fatichiamo a ritrovare.

Come eravamo

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