C’era un tempo in cui le domeniche degli appassionati di calcio si riempivano di attesa e trepidazione non davanti a uno schermo, ma con una radiolina stretta in mano. Era il tempo di "Tutto il calcio minuto per minuto", una trasmissione che, dal 1960, ha saputo trasformare una partita in un'epopea sonora, attraverso voci che ancora oggi risuonano nei ricordi di chi ha vissuto quella stagione magica.
Nicolò Carosio, Enrico Ameri, Sandro Ciotti: nomi che non si limitavano a commentare una partita, ma che sapevano creare immagini vivide, emozioni palpabili, trasmettendo l'energia del campo a milioni di ascoltatori in tutta Italia. Erano le voci di chi raccontava il calcio con passione e competenza, con quella capacità unica di rendere epici anche i momenti più ordinari di una partita. Pensateci: in un’epoca priva di highlights immediati, dove le immagini arrivavano solo a tarda sera con le "Domeniche Sportive", la voce alla radio era tutto ciò che il tifoso aveva. Ogni gol, ogni parata, ogni errore, viveva e moriva in quell’istante, incapsulato nelle parole di chi raccontava.
Il 10 gennaio 2025, "Tutto il calcio minuto per minuto" spegnerà 65 candeline, e con esse si accenderanno in molti i ricordi di un tempo in cui il calcio era vissuto diversamente.
C’era un’attesa che si costruiva, un rito che prendeva forma attorno a quelle trasmissioni, dove si aspettava la voce di Ameri per sapere come stava andando la Juventus a Milano, o di Sandro Ciotti per scoprire che il Napoli aveva segnato un gol cruciale a Bologna. La partita non era immediata, era un racconto in cui si entrava pezzo dopo pezzo, campo dopo campo.
Le prime puntate collegavano appena tre campi. Un numero che oggi fa sorridere, ma che allora rappresentava un miracolo tecnologico e giornalistico. Da quelle prime trasmissioni, "Tutto il calcio" si è allargato, ha conquistato un pubblico sempre più ampio e appassionato, diventando un’icona, una voce amica che accompagnava il pranzo domenicale o i pomeriggi passati con la famiglia.
In quella "scuderia" di voci, Sandro Ciotti spiccava per il suo timbro inconfondibile, ruvido come la ghiaia, eppure capace di trasmettere ogni sfumatura del gioco. Eppure, per molti, il re indiscusso era Enrico Ameri, la voce autorevole, capace di tenere con il fiato sospeso anche quando non succedeva nulla. Ognuno di loro ha contribuito a costruire un’epopea sonora, una narrazione del calcio che oggi sembra distante anni luce da quel che conosciamo.
I diritti televisivi hanno cambiato tutto. Ora il calcio è davanti agli occhi, offerto in alta definizione, da ogni angolo possibile.
Ma se è vero che le immagini sono potenti, non hanno mai saputo restituire la stessa magia. La radio lasciava spazio all’immaginazione, costringeva gli ascoltatori a colmare i vuoti con la propria passione. E forse è proprio questa la sua grandezza: non si limitava a raccontare, ma coinvolgeva chi ascoltava in un gioco di suggestioni.
Per chi ha vissuto quegli anni, c'è ancora un richiamo sottile. Basta sintonizzarsi, ogni tanto, su una radiocronaca per sentire un eco lontano di quel tempo, di quelle voci che, per novanta minuti, trasformavano la quotidianità in qualcosa di più grande.