Quando la scuola era vita: Un tuffo nella nostalgia degli anni 60' e 70'

  Negli anni '60 e '70, la scuola italiana era un mondo a sé stante, un microcosmo dove si riflettevano i cambiamenti e le tensioni di un’Italia in piena trasformazione. Chi ha vissuto quegli anni ricorda con una nostalgia dolceamara un sistema scolastico rigoroso, a volte severo, ma anche un luogo di formazione profonda, dove si forgiavano caratteri e si costruivano basi solide per il futuro. Entrare in una scuola italiana degli anni '60 e '70 significava varcare la soglia di un mondo dove l'autorità dell'insegnante era indiscussa. Il maestro o il professore non erano semplicemente figure educative; erano vere e proprie guide, il cui rispetto era inculcato fin dai primi giorni di scuola. Chi non ricorda il famoso grembiule, nero per i maschietti e bianco per le femminucce, con quel colletto inamidato che sembrava non volesse mai star dritto? Quei grembiuli rappresentavano un simbolo di uniformità, un segno che, all’interno delle aule, non esistevano distinzioni di classe o di ceto. Tutti i bambini erano uguali, almeno in apparenza. 

  Le aule, con i loro banchi di legno massiccio, spesso scolpiti dai nomi degli alunni che li avevano usati, emanavano un odore particolare: un misto di gesso, legno e libri. Il riscaldamento, quando c’era, era fornito da stufe a legna o termosifoni rumorosi che spesso non riuscivano a scacciare il freddo umido delle mattine d’inverno. E poi c’era la lavagna, il cuore pulsante della classe, dove ogni giorno si combatteva la battaglia con le formule di matematica, le date di storia, le regole della grammatica. Scrivere alla lavagna era un onore, ma anche una prova di destrezza: chi non si è mai ritrovato con le mani coperte di gesso dopo aver cancellato la lavagna con l’apposito cancellino? Gli insegnanti di quegli anni erano spesso figure autorevoli e, a volte, temute. La disciplina era rigorosa, e non mancavano le punizioni che oggi farebbero gridare allo scandalo: un richiamo a voce alta, una nota sul registro, o nei casi più estremi, una tirata d’orecchio o una bacchettata sulle mani. Tuttavia, dietro quella severità, si nascondeva spesso un affetto genuino per gli alunni, una volontà sincera di prepararli alle sfide della vita. Chi ha frequentato le scuole negli anni '60 e '70 ricorda bene il peso dei libri di testo nello zaino. Non esistevano zainetti ergonomici e colorati come oggi; i libri e i quaderni si trasportavano spesso in borse di cuoio rigido, che con il tempo assumevano una patina consumata e vissuta. I quaderni, rigorosamente a righe o a quadretti, venivano controllati con attenzione dagli insegnanti, che spesso sottolineavano con penne rosse ogni errore, trasformando quelle pagine in campi di battaglia tra la volontà di apprendere e la paura di sbagliare. E poi c’erano i ricordi legati ai momenti di socialità, che si costruivano nei cortili delle scuole durante la ricreazione. Le merendine confezionate non esistevano, e spesso si portava da casa un pezzo di pane con burro e marmellata, o un frutto di stagione. 

  Le bambine giocavano a campana, saltavano la corda, mentre i maschietti si cimentavano in interminabili partite di pallone o a figurine. Chi non ha mai provato la sensazione di vincere una figurina rara grazie a un fortunato “soffio” durante una partita? Quei momenti erano piccoli frammenti di felicità, che rendevano sopportabile la rigidità delle lezioni. La scuola degli anni '60 e '70 era anche il luogo dove, per la prima volta, si iniziava a discutere di politica e società. In quegli anni, l’Italia attraversava momenti di grande fermento sociale: il boom economico, le contestazioni studentesche, le battaglie per i diritti civili. Questi temi, seppur trattati con cautela nelle aule, influenzavano profondamente il modo di insegnare e di apprendere. I più grandi ricorderanno le prime assemblee studentesche, dove si discuteva con passione di argomenti che andavano ben oltre il semplice programma scolastico. Tuttavia, la scuola di quei tempi non era solo fatica e disciplina. Era anche un luogo di formazione umana, dove si stringevano amicizie destinate a durare una vita intera.

  Le gite scolastiche, i pomeriggi passati a studiare insieme per prepararsi agli esami, i primi amori nati tra i banchi: tutti questi momenti hanno contribuito a costruire ricordi indelebili, che oggi, a distanza di decenni, continuano a suscitare un sorriso. Guardando indietro, la scuola degli anni '60 e '70 può sembrare distante anni luce dal mondo scolastico attuale, fatto di tecnologie avanzate, metodi didattici innovativi e una maggiore attenzione al benessere degli studenti. Eppure, per chi ha vissuto quegli anni, resta il ricordo di un’epoca in cui la scuola era una vera e propria palestra di vita, dove si imparava non solo a leggere e a scrivere, ma anche a crescere come persone, affrontando sfide e difficoltà che, col senno di poi, si rivelavano fondamentali per la costruzione del proprio carattere. In un mondo che corre sempre più veloce, forse c’è ancora qualcosa da imparare da quella scuola fatta di rigore e semplicità, di insegnanti severi ma giusti, di valori che, nonostante tutto, restano ancora oggi attuali.

Come eravamo

Sardegna negli anni 60': un viaggio tra ricordi e trasformazioni
  Era un altro mondo, quello della Sardegna negli anni 60'. Un’isola sospesa tra mare e montagna, dove il vento portava con sé l'odore del mirto e del mare, e le strade erano polverose, battute dai passi lenti di chi non aveva fretta. La modernità bussava timidamente alle porte, ma non aveva ancora stravolto la vita di tutti i giorni. Qui il t...

"Tutto il Calcio Minuto per Minuto": Quando il Calcio Era Una Voce alla Radio
  C’era un tempo in cui le domeniche degli appassionati di calcio si riempivano di attesa e trepidazione non davanti a uno schermo, ma con una radiolina stretta in mano. Era il tempo di "Tutto il calcio minuto per minuto", una trasmissione che, dal 1960, ha saputo trasformare una partita in un'epopea sonora, attraverso voci che ancora oggi ris...

Come giocavamo prima dei cellulari: Quando la strada era la nostra palestra
  Oggi i bambini difficilmente immaginano un pomeriggio senza smartphone, ma c'è stato un tempo in cui la vita si svolgeva all'aperto, tra le strade dei nostri paesi e le piazze polverose della Sardegna. Io, nato negli anni '60, ricordo con nostalgia quei giorni in cui la nostra creatività era la chiave del divertimento e la tecnologia era al ...

La villeggiatura: ricordo di un’Italia che non c’è più
  C'era una volta, in un’Italia che sembra ormai lontana anni luce, la villeggiatura. Quella lunga, rilassante vacanza estiva che durava dai due ai tre mesi. Un tempo in cui le famiglie partivano a inizio giugno o ai primi di luglio per tornare solo a metà settembre, in un viaggio che era una vera e propria migrazione di Fiat 850, 600, 1100, 1...

Capodanno in Sardegna: Dalla Storia agropastorale alle usanze moderne
  Nel tessuto culturale della Sardegna, il Capodanno non è sempre stato un evento marcato dai festeggiamenti sfarzosi che conosciamo oggi. La notte del 31 Dicembre è ora un'attesa collettiva, piena di promesse e speranze per un futuro migliore. Le case s'illuminano di festa, e allo scoccare della mezzanotte, i sardi si scambiano auguri e prome...

Il mistero di Rebeccu: La leggenda delle trenta case e il borgo maledetto
  Nel cuore della Sardegna, sorge il piccolo borgo di Rebeccu, un tempo fiorente e oggi quasi dimenticato. Antiche voci narrano: “Rebeccu, Rebecchei da ‘e trinta domos non movei”, una profezia che indica come Rebeccu non debba mai superare le trenta case.   Durante l'epoca giudicale, Rebeccu, posizionato strategic...

Quando la notte dei morti risveglia antiche paure e tradizioni familiari
  Nelle case di una volta i vetri delle finestre erano tenuti a mastice e quello che oggi si chiama isolamento termico non era neanche un optional, non esisteva e basta! Per cui a ogni spiffero, ssssfffiiiiiiii, ssssfffiiiiiiii, ma tremoleva con la folla de l’arbre e mi tiravo la coperta come se dovessi nascondermi, o proteggermi. Se fuori ...

I racconti di Tonio Ogno Mura: Les Minyonas de la Colonia
  Anche se ancora piccoli tutti sapevamo nuotare, merito de les mares del Solaio che conoscendo il pericolo ci facevano familiarizzare subito con l’acqua. Si usciva di casa direttamente in costume da bagno e calamari (dicasi di quei sandali in plastica a strisce, di vari colori e atti a evitare le spine di un animale marino oggi in via d’estin...

I racconti di Tonio Mura Ogno di un Alghero perduta: Lo forn de cià Valeria
Una storia vissuta e raccontata da Tonio mura Ogno. ~Lo forn de cià Valeria~ La sveglia era prima dell’alba e con la pasta lievitata si confezionava lo pa punyat, 5 anche 6 pani. Un panno bianchissimo foderava lo canistru, dove veniva depositato il pane. Un altro panno, candido come la neve, lo copriva. Si usciva di casa che era ancora buio e...