Nicola Salvio: Il coinvolgimento dei giovani nell’attività politica e la Consulta giovanile

  Forse una città; sicuramente la sua classe politica (o presunta tale) smemorata. Da una parte e dall’altra, con qualche aspirante consigliere in testa, si torna a parlare della Consulta giovanile, con chi mette in programma di istituirla se vince le prossime elezioni e chi invece chiarisce che essa è già in essere (ma se n’è accorto qualcuno?). L’idea della Consulta parte dalla presa d’atto del fatto che i giovani d’oggi s’interessano poco o niente della politica, per cui ci si pone giustamente il problema di come fattivamente coinvolgerli e riguadagnarli ad una partecipazione più attiva alla vita pubblica. 

  Può bastare allo scopo la predisposizione di un organismo burocratico, sia pure istituzionalizzato, come la Consulta giovanile? Può essere, essa, lo strumento giusto per riportare i giovani ad intervenire concretamente, in prima persona, nella progettazione e nella gestione amministrativa della propria città? Per portarvi le loro energie giovanili, le loro idee, i loro progetti, la loro creatività? Certamente la Consulta di per sé non basta se rimane un organismo puramente formale. Perché il disimpegno politico dei giovani, che oltretutto si accompagna a quello di larghissime fasce della popolazione adulta, è un problema complesso ed ha radici profonde. Dai nostri ragazzi di oggi la politica in sé è ritenuta res impura, cosa sporca, altro che la nobile arte di pensare, organizzare e gestire la cosa pubblica e il bene comune. 

  Per la gran parte dei nostri giovani, i politici, quelli che fanno politica attiva, o sono già sporchi o sicuramente si sporcheranno nel tempo: tutti ritenuti prioritariamente interessati al tornaconto personale piuttosto che al bene comune, per loro del tutto residuale. Sappiamo che non è così; sappiamo che ci sono, anche tra i politici, oltre che i falsi e i corrotti (come del resto in tutti i settori del lavoro e della vita), le persone oneste, cristalline, trasparenti e disinteressate. Ma poi le pagine dei giornali che quotidianamente strillano alle nostre orecchie notizie di indecenze morali e ruberie di politici e pubblici amministratori all’interno dei ruoli occupati, non aiutano certo a comporre tra i giovani un’opinione positiva della politica in generale. I giovani, allora, andrebbero innanzitutto educati col buon esempio e con la pubblicizzazione di opere e comportamenti virtuosi, ma andrebbero sicuramente non soltanto evocati o cooptati, ma coinvolti direttamente, con funzioni attive, anche decisionali. 

   Torniamo allora alla Consulta giovanile. Nessuno; proprio nessuno ricorda in questi giorni che essa fu istituita la prima volta ad Alghero nel lontano 1996 dopo che il sottoscritto, allora Preside del Liceo Manno si era inventato (sulla scorta di quanto stava avvenendo in qualche altra parte della penisola) e aveva realizzato qui da noi la Città dei ragazzi. Ci furono, in quell’anno vere e proprie votazioni, organizzate tra tutte le scuole cittadine dalle medie in su, con tanto di comizi, volantini e dibattiti pubblici. Fu eletto così il primo Consiglio comunale, la prima Giunta e il primo Sindaco della Città dei ragazzi di Alghero (Giulio Galleri, che oggi lavora in diversi Paesi del mondo nella predisposizione di grandi progetti internazionali). Il Sindaco dei ragazzi partecipava alle sedute del Consiglio comunale dei grandi con diritto di parola, sia pure non di voto, e gestiva un badget di venti milioni di lire messo a disposizione dalla giunta di allora, per attività culturali, ricreative e di partecipazione alla vita pubblica. Coinvolgimento vero, non a parole. Allora.

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