In un auditorium gremito di giovani, l'Associazione Donatori di Midollo Osseo di Sassari (ADMOS) ha fatto breccia nel cuore di una generazione spesso sottovalutata. Quello che doveva essere un semplice evento informativo si è trasformato in qualcosa di straordinario, un incontro che ha toccato nel profondo e ha smosso coscienze. Presso il Polo Tecnico Devilla di Sassari, decine di ragazzi hanno risposto a una chiamata silenziosa ma potente: la possibilità di fare la differenza, di salvare vite.
Dietro questo incontro c’è stato un lavoro meticoloso, portato avanti dalle professoresse Gabriela Serra e Beatrice Nuvoli, che per settimane hanno collaborato con le dottoresse dell’ADMOS — Viviana Cotza, Carolina Podestà, Mariagiovanna Argiola e Alessandra Posadinu.
Hanno preparato, informato e organizzato, con un obiettivo chiaro: far arrivare ai ragazzi un messaggio tanto complesso quanto essenziale. E i ragazzi non si sono tirati indietro. Hanno ascoltato con attenzione, quasi in silenzio, mentre le dottoresse parlavano di scienza e umanità.
Le spiegazioni non si sono fermate ai dettagli tecnici. Certo, si è parlato di come la donazione oggi avvenga in modo semplice, simile a una donazione di sangue. Ma c’è stato molto di più: c’è stato il racconto della vita che torna, della speranza che rinasce grazie a un gesto altruista. Testimonianze come quelle di Alessandra Posadino, Sonia Casiddu e Anna Sassu hanno fatto capire a quei ragazzi che dietro ogni donazione c'è una storia, una persona reale.
Al termine dell’incontro, il risultato è stato sorprendente.
Quarantotto studenti hanno deciso di iscriversi al registro dei donatori di midollo osseo. Un numero che non è solo una statistica, ma una dimostrazione di quanto questi giovani possano rispondere, e con quanta forza, quando si fa appello alla loro capacità di empatia. Quei 48 nomi rappresentano molto di più di un passo simbolico: sono la prova che la nuova generazione ha in sé il coraggio e la consapevolezza necessari per fare la differenza.
Per l’ADMOS, l’incontro è stato un successo, uno dei tanti sforzi che l’associazione porta avanti da anni per educare e sensibilizzare. Ma è anche una lezione per tutti noi: l’educazione non è solo nelle aule, e la solidarietà non è solo una parola. Grazie all’impegno delle professoresse, alla competenza delle dottoresse e alla straordinaria risposta dei ragazzi, questo evento ha seminato valori di speranza e di impegno che continueranno a crescere.