La Sardegna si trova ancora una volta a fare i conti con l'annoso problema della continuità territoriale. Secondo Elisabetta Manca, segretaria regionale della Uiltrasporti Sardegna, quello che si sta vivendo in questi giorni con la "mancanza di voli, l’aumento dei prezzi da parte di Volotea e Ita, l’assenza di controllo sulla gestione della continuità" non fa che evidenziare l'obsolescenza di un sistema che sembra aver perso il contatto con le reali esigenze dell'isola. A suo dire, ci troviamo davanti ai "limiti di una continuità territoriale obsoleta, non più aderente alla realtà e alle esigenze della Sardegna".
Parole che risuonano come un campanello d'allarme per chiunque tenga a cuore le sorti di questa terra.
La soluzione proposta, quella di un tavolo tecnico che coinvolga vettori, società di gestione e parti sociali per lavorare al prossimo bando di continuità, appare quasi come una supplica, un ultimo tentativo di aggrapparsi a un salvagente in un mare in tempesta. "Non appena sarà nominato il nuovo assessore ai trasporti l’istituzione di un tavolo tecnico... non sarà più rimandabile", afferma Manca con un tono che sa tanto di disperazione contenuta. E ancora, si auspica un bando che consideri le specificità dei tre aeroporti sardi e che finalmente imponga regole chiare e non interpretabili dai vettori, con un "maggior numero di collegamenti a prezzi sostenibili".
Una richiesta legittima, certo, ma che sembra quasi una voce nel deserto.
La situazione attuale, con l'aumento dei prezzi e la confusione sui voli aggiuntivi, non fa che confermare l'urgenza di un intervento. La scoperta di un "errore" che ha portato all'eliminazione degli aumenti di prezzo non basta a placare le acque agitate della continuità territoriale. "Nessuno ha mai contestato la puntualità dei voli", sottolinea Manca, ma ciò che emerge è un panorama di "distorsioni alle regole di continuità" che negli anni hanno generato una disparità di servizi tra i tre scali sardi.
Questo scenario lascia l'amaro in bocca. La continuità territoriale, nata come una promessa di unione tra l'isola e il continente, rischia di trasformarsi in un miraggio, un bel sogno da cui la Sardegna si sta svegliando con il sapore amaro della delusione. È tempo che le istituzioni si facciano carico di questa responsabilità, trovando soluzioni concrete che rispondano alle esigenze di una regione che non può e non deve rimanere isolata, né fisicamente né politicamente.