È un grido d’allarme quello che arriva da Christian Mulas, presidente della Commissione Consiliare Sanità del Comune di Alghero. A preoccupare è la tenuta del pronto soccorso del presidio ospedaliero cittadino, che – secondo quanto denuncia lo stesso Mulas – rischierebbe la chiusura già da metà maggio.
«È con grande preoccupazione che apprendo da un documento, del concreto rischio di chiusura del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Alghero. Un’eventualità inaccettabile, che avrebbe conseguenze drammatiche per il nostro territorio, specialmente in vista dell’imminente stagione estiva», dichiara Mulas in una nota ufficiale.
Il presidente della Commissione Sanità ha convocato per lunedì 5 maggio un incontro straordinario alla presenza del Direttore Generale e del Direttore Sanitario dell’ASL di Sassari, oltre al Direttore del Presidio Ospedaliero di Alghero, per ottenere chiarimenti e proporre soluzioni immediate. «Non permetteremo che un presidio sanitario vitale come il Pronto Soccorso di Alghero venga smantellato nell’indifferenza generale», afferma.
L’allarme si basa su una situazione interna di forte sofferenza, confermata da un’analisi tecnica condotta all’interno della struttura sanitaria. I numeri degli accessi sono elevatissimi: 23.850 nel solo 2024, saliti a 24.287 considerando gli ultimi dodici mesi. Un carico che grava su un organico ormai ridotto ai minimi termini.
Attualmente, secondo quanto riportato, i medici disponibili per i turni sono appena cinque, di cui almeno due in condizioni di salute precarie. «Un’organizzazione al limite del collasso», sottolinea Mulas. Dei dieci medici in organico, due sono in gravidanza, uno è in malattia prolungata, e un altro vi entrerà a partire dal 2 maggio. Un altro medico risulta esente dai turni notturni.
«Per garantire il servizio 24 ore su 24 sarebbe necessario un minimo di sei medici attivi», denuncia Mulas, ricordando quanto avvenuto nell’estate del 2023, quando il servizio di cardiologia notturna è stato sospeso e non più ripristinato.
A questo si aggiunge la situazione degli infermieri, anch’essa definita “critica”: 17 in totale, con due unità fuori servizio per gravidanza o esenzione dai turni notturni. Da mesi il personale infermieristico è inoltre chiamato a coprire anche il servizio trasporti, in carenza strutturale, con prestazioni aggiuntive che rischiano di non essere più sostenibili nei mesi estivi.
Secondo documentazione interna, per garantire la piena operatività del pronto soccorso occorrerebbero almeno due o tre medici in più, anche a gettone, in grado di operare in autonomia nelle ore notturne. «È urgente l’inserimento di almeno 2 o 3 medici aggiuntivi, anche a gettone, in grado di lavorare in autonomia durante la notte, per garantire la continuità del servizio e consentire anche la programmazione delle ferie estive, oggi di fatto impossibile», ribadisce Mulas.
Per completezza d’informazione, va chiarito che la chiusura di un pronto soccorso, anche solo in orario notturno, non può avvenire per decisione autonoma di singoli dirigenti o per circostanze informali. Si tratta di un servizio sanitario essenziale e strategico, la cui sospensione – totale o parziale – richiede una specifica delibera autorizzata dall’Assessorato Regionale alla Sanità, su proposta della ASL competente e previa verifica da parte di ARES Sardegna, responsabile dell’organizzazione del personale sanitario. Tuttavia, in casi estremi come quello denunciato ad Alghero, una paralisi tecnica può di fatto comportare la sospensione temporanea del servizio, qualora non sia più possibile garantire il personale minimo per operare in sicurezza. È quanto accaduto già nell’estate 2023 con la cardiologia notturna.
Il presidente della Commissione consiliare chiede un intervento diretto non solo da parte della Direzione ASL, ma anche dalla Commissione Regionale Sanità e dall’Assessorato regionale competente. «Esiste un problema sistemico nel reclutamento da parte di ARES di medici e infermieri, e nell’attribuzione di adeguate risorse umane alla ASL di Sassari. Un problema che può essere affrontato solo con il coinvolgimento diretto dei Decisori politici regionali», conclude.