La scelta di Alessandra Todde, unica presidente di Regione dei 5 Stelle, di riaccendere il termovalorizzatore di Tossilo a Macomer accende il dibattito in Sardegna, dividendo il Movimento e scatenando la contrarietà dei sindaci del territorio. Una scelta definita “obbligata” dalla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ma che ha provocato una vera e propria rivolta politica e sociale. Il riavvio dell’inceneritore di Tossilo, fermo dal 2016 e al centro di anni di polemiche e battaglie giudiziarie, rappresenta una svolta che non tutti, neanche tra i suoi alleati, sono disposti ad accettare.
Durante la conferenza stampa dello scorso 29 gennaio, Todde ha annunciato l’avvio del collaudo dell’impianto, che durerà sei mesi, con verifiche continue.
“È un percorso che deve essere monitorato soprattutto per le aspettative dei comuni in fatto di gestione dei rifiuti”, ha dichiarato la presidente, assicurando che l’impianto resterà sotto controllo pubblico e non sarà privatizzato.
La riaccensione del termovalorizzatore di Macomer è un colpo difficile da digerire per molti all’interno del Movimento 5 Stelle, tradizionalmente contrario agli inceneritori e sostenitore delle politiche di riciclo e riutilizzo. Solo tre anni fa, fu proprio il no al termovalorizzatore di Roma a contribuire alla caduta del governo Draghi, con Todde in prima linea a difendere la posizione del M5S. Oggi, però, la stessa Todde è costretta a fare marcia indietro, provocando le critiche di alcuni esponenti del suo partito, che chiedono addirittura le sue dimissioni.
Todde ha giustificato la decisione sottolineando la necessità di affrontare l’emergenza rifiuti che coinvolge quasi 150 comuni sardi. La spinta alla riaccensione è arrivata anche dalla componente Pd-Italia Viva presente nella sua giunta, che considera Tossilo una priorità strategica per lo smaltimento dei rifiuti dell’Isola.
Tuttavia, la polemica si è estesa oltre i confini del Consiglio regionale. Molti sindaci dei comuni interessati hanno manifestato apertamente la loro contrarietà, sottolineando i rischi ambientali e chiedendo soluzioni alternative. La vicenda è resa ancor più complessa dal caos politico che ha travolto la giunta Todde a seguito delle presunte irregolarità elettorali che potrebbero portare alla decadenza della presidente.
Secondo la Regione, l’impianto sarà sottoposto a controlli rigorosi per garantire il rispetto delle normative ambientali e il minimo impatto sulla salute pubblica. Todde ha precisato che il riavvio non è una scelta politica, ma una risposta alle esigenze tecniche e operative del territorio.
Ma il conflitto interno al M5S e l’opposizione dei sindaci locali lasciano intendere che questa partita è ben lontana dall’essere conclusa. La Sardegna, che avrebbe dovuto rappresentare il laboratorio di una nuova politica green targata 5 Stelle, rischia ora di diventare il simbolo di una frattura profonda tra ideali e pragmatismo.