Il caso di Michele – nome di fantasia – riporta alla luce una pratica sempre più diffusa tra i lavoratori precari di Poste Italiane: la necessità di accettare compromessi al ribasso per ottenere la stabilizzazione contrattuale. Dopo quasi undici mesi di impiego a tempo determinato come portalettere, Michele ha denunciato di aver accumulato 290 ore di straordinario non retribuito, per un valore di circa 4.000 euro.
Durante la sua esperienza lavorativa, si è trovato spesso a iniziare prima dell’orario previsto e terminare dopo, nel tentativo di gestire l’ingente mole di consegne. Nonostante l’azienda fosse consapevole delle ore effettivamente lavorate, non le ha mai formalmente autorizzate, contestando così la richiesta di pagamento degli straordinari e presentando ricorso in tribunale.
Nel frattempo, il lavoratore ha partecipato alla procedura di stabilizzazione e ha ottenuto il posto fisso. Tuttavia, l’assunzione è avvenuta a una condizione ben precisa: la rinuncia ai crediti maturati. Attraverso un accordo conciliativo, firmato con l’assistenza di un rappresentante sindacale, Michele ha dovuto abbandonare ogni pretesa economica sulle ore non pagate, accettando il prezzo della stabilità contrattuale.
Il caso non è isolato. Sempre più lavoratori precari di Poste Italiane denunciano episodi simili, lamentando una gestione delle risorse umane che penalizza chi si trova in condizioni di debolezza contrattuale. Il portavoce del Movimento Precari Poste Italiane, Carmine Pascale, sottolinea le contraddizioni di un’azienda a controllo pubblico, che dovrebbe rappresentare un modello di responsabilità sociale, ma che invece spinge i dipendenti a rinunciare ai propri diritti pur di ottenere una stabilizzazione lavorativa.
"La società, controllata dallo Stato italiano, dovrebbe dare il buon esempio come datore di lavoro virtuoso. Non può mirare solo al profitto, perché ha il dovere di fornire un servizio pubblico e, in quanto tale, è legata alla sostenibilità e alla responsabilità sociale", dichiara Pascale.
Il tema degli straordinari non pagati e dei compromessi forzati per l’assunzione a tempo indeterminato apre una riflessione più ampia sul precariato e sulle dinamiche contrattuali imposte ai lavoratori, in particolare all’interno di realtà che, come Poste Italiane, dovrebbero garantire trasparenza e rispetto delle tutele.