CAGLIARI – Il corpo come strumento di cura, il movimento come linguaggio dell’anima. Al Centro di Cure Palliative e Terapia del Dolore dell’AOU di Cagliari, la medicina si apre a una nuova dimensione: la danzaterapia. Da febbraio 2025, questa forma di arteterapia si aggiunge alle iniziative già sperimentate per accompagnare i pazienti nel percorso di accettazione della malattia e gestione del dolore.
"Basata sul principio che l’uomo è un’unità inscindibile di mente, emozioni e corpo, la danzaterapia consente di esprimere emozioni e memorie attraverso il movimento – spiega Maria Cristina Deidda, palliativista oncologa del Centro – rivelando così stati interiori e permettendo al paziente di accedere a nuove dimensioni della coscienza di sé". Un metodo che non nasce oggi, ma affonda le radici nella seconda metà del Novecento, affermandosi in Italia e in Europa dagli anni ‘70 come disciplina in grado di sostenere la sfera cognitiva, emotiva e psicomotoria.
L’arte che incontra la terapia non è una novità assoluta al San Giovanni di Dio. Già in passato, attraverso eventi come "Vestiamoci di Vita", il centro ha sperimentato il teatro, il canto e la medicina narrativa per offrire ai pazienti strumenti che aiutassero a ricostruire l’immagine di sé. Oggi, la danza si inserisce come un ulteriore tassello in questo percorso, con la partecipazione di ballerini e coreografi esperti come Theo Piu, Gabriele Melis e Donatella Padiglione. "Durante gli incontri – prosegue Deidda – i pazienti sperimenteranno le tecniche di base del movimento e dell’espressività fisica, esplorando la propria kinesfera, fino ad arrivare a vere e proprie lezioni di danza".
Ma la danzaterapia non è solo movimento o attività fisica: è un linguaggio profondo e non verbale, capace di raccontare ciò che le parole faticano a esprimere. "Permette un’immersione autentica nei sentimenti e nella percezione del proprio corpo – sottolinea ancora la specialista –, favorendo l’evoluzione dello spirito e un autentico senso di pienezza personale". Un’idea di cura che richiama l’antica cultura greca, in cui il corpo non era separato dalla mente, ma parte integrante di un’armonia più grande. E proprio in un luogo dove il dolore si affronta quotidianamente, riscoprirsi attraverso la danza può rappresentare il primo passo per riconciliarsi profondamente con se stessi.