Nell’Ospedale Civile di Alghero manca da oltre un anno una figura fondamentale per il sostegno spirituale dei pazienti: il cappellano. A denunciarlo è il consigliere comunale del Partito Sardo d’Azione, Christian Mulas, che definisce “urgente” la necessità di ripristinare questo servizio, storicamente affidato a un sacerdote gesuita oggi in pensione.
«Dopo il pensionamento, per ragioni di età e salute, del padre gesuita che per anni ha prestato il suo servizio con dedizione tra i reparti – spiega Mulas – nessun altro sacerdote è stato nominato. E la situazione, purtroppo, persiste da troppo tempo». Il consigliere, nel suo comunicato, richiama l’attenzione sul ruolo insostituibile del cappellano ospedaliero: un punto di riferimento per malati, familiari e personale sanitario, chiamato ad affrontare quotidianamente il dolore, la solitudine e la malattia.
Al centro della denuncia vi è anche la condizione della cappella dell’ospedale, che nonostante l’assenza del cappellano continua a essere mantenuta grazie all’impegno di operatori e pazienti. «Quella cappella – ricorda Mulas – è un luogo sacro, simbolo del legame con il “Gesù sofferente” e rifugio spirituale per chi affronta i momenti più difficili della propria esistenza».
Il PSd’Az chiede un intervento rapido da parte delle autorità competenti per garantire la nomina di un nuovo cappellano che possa amministrare i sacramenti, accompagnare spiritualmente i degenti e rappresentare una guida anche per il personale sanitario. «La preghiera, la confessione, l’Eucaristia e il sacramento degli infermi sono strumenti essenziali per chi affronta il dolore – afferma Mulas – e non possono essere negati per inerzia o mancanza di attenzione istituzionale».
Nel suo appello, il consigliere ringrazia infine il Vescovo per la sensibilità dimostrata in passato, confidando che anche questa volta vorrà farsi carico di una situazione che, per i tanti credenti ricoverati, rappresenta una reale esigenza.
«La guida spirituale dei malati e del personale non può restare un vuoto. È tempo di intervenire», conclude Mulas.