L’Area Marina Protetta di Capo Caccia e Isola Piana è al centro di un acceso dibattito politico e ambientale. Il progetto dei campi boe, ideato per proteggere i fondali da ancoraggi indiscriminati, ha scatenato reazioni contrastanti. Da un lato, l’obiettivo dichiarato è la tutela delle praterie di posidonia, dall’altro emergono forti preoccupazioni per il possibile aumento di un turismo nautico invasivo.
In questo contesto, il presidente del Parco, Emiliano Orrú, e il sindaco di Alghero, Raimondo Cacciotto, hanno richiesto un rinvio temporaneo della decisione. In una lettera alla Regione, hanno chiesto tempo per un approfondimento da parte del Consiglio Direttivo e dell'Assemblea del Parco, sollevando speranze di maggiore trasparenza e dialogo pubblico.
A sostegno di questo rinvio si schiera Futuro Comune. “Siamo certi e fiduciosi che l'Amministrazione Comunale e il Consiglio Direttivo riusciranno a salvaguardare il bene comune e offriranno alla comunità la decisione più adeguata per tutelare il territorio di Porto Conte,” dichiarano i portavoce Cristina Moro e Sergio Sanna.
L’accento, per Futuro Comune, va posto su una gestione responsabile che preservi l’equilibrio naturale per le generazioni future.
Ma non mancano i dubbi. Italia Nostra e Lipu, tra le voci ambientaliste più attive, denunciano il rischio che l’iniziativa, anziché proteggere l’ambiente, ne acceleri il degrado. Temono che la posa di oltre 200 boe, alcune pensate anche per yacht di grandi dimensioni, finisca per incentivare un turismo d’élite, con gravi ripercussioni sull’ecosistema marino di Porto Conte. “La baia rischia di trasformarsi in una vetrina per un turismo di lusso,” sostengono i critici, con particolare preoccupazione per l’impatto che yacht di tali dimensioni potrebbero avere sulle specie protette che abitano queste acque.
Sul fronte politico, anche Franco Masu di Città Viva non risparmia critiche, accusando il Parco di operare “come fosse un feudo a sé stante”. Per Masu, il vero problema risiede nella mancanza di trasparenza: “Non è accettabile che un progetto di tale portata venga lanciato senza un reale confronto con chi vive e conosce questo territorio.” Richiama così la necessità di un dibattito pubblico, invitando l'amministrazione a uscire da quella che definisce “logica dall’alto”.
Mentre il dibattito continua, il direttore dell’Area Marina Protetta, Mariano Mariani, difende il progetto, ribadendo la sua importanza per la protezione dei fondali e la promozione di un turismo sostenibile. Eppure, le voci critiche insistono: sostenibilità non può essere solo una parola di circostanza, ma deve tradursi in un impegno concreto, lontano da logiche di profitto.
Con il rinvio ora sul tavolo, il destino dei campi boe rimane sospeso. Da un lato, la speranza che questo periodo di riflessione porti a una soluzione rispettosa del territorio; dall’altro, il timore che il progetto possa, a lungo termine, trasformarsi in un boomerang per Porto Conte. La vera sfida sarà riuscire a conciliare le esigenze di tutela ambientale con la tentazione, sempre presente, di assecondare interessi economici.