Alghero e l’Europa: un ponte di famiglie verso il domani

  Se qualcuno temeva che la politica locale non riuscisse mai a sporgere il capo oltre il vicolo sotto casa, ecco un esempio che lo smentisce. L’avventura di Alghero nel Better Future Festival – seconda tappa in Catalogna, dopo aver già ospitato un primo incontro lo scorso ottobre – offre uno spaccato di cosa significhi davvero cercare alleanze oltre i confini nazionali, col chiaro intento di dare un senso concreto a parole come “cooperazione” e “sviluppo”. Si è parlato di accoglienza e solidarietà, si sono studiati modelli, si sono confrontate esperienze provenienti da contesti europei diversi. La Catalogna ha accolto Alghero assieme a Creixell, Bacau (Romania) e Gdynia (Polonia), quattro realtà che hanno deciso di non limitarsi alle liturgie retoriche di certi eventi internazionali, ma di sporcarsi le mani con il concetto di “benessere familiare”. Qui, non c’era posto per i manichini della politica delle promesse vuote: i delegati algheresi, tra cui gli assessori Maria Grazia Salaris ed Enrico Daga, hanno mostrato i risultati raggiunti, seppure con tutte le difficoltà di chi vuol fare politica per le persone, non soltanto sulla carta.

  L’Ufficio Politiche Familiari, rappresentato da Filomena Cappiello e Mauro Ledda, ha coordinato la partecipazione. Alghero non era lì a fare passerella. Ha illustrato pratiche consolidate, come l’Alguer Family Festival, fiore all’occhiello di una città che già nel 2017 aveva rotto gli indugi ottenendo la certificazione “Family in Italia – Comune amico della Famiglia” fuori dai territori trentini. Un segnale chiaro: non serve essere grandi metropoli per ambire a un’Europa migliore, basta la volontà di provare strade nuove, puntando sulle famiglie come cellula vitale della comunità. Non si tratta di teorie campate per aria, bensì di un percorso radicato che fa di Alghero un punto di riferimento anche per reti più ampie, nazionali ed europee, orientate alla natalità, all’innovazione sociale, al reale sostegno delle persone. Durante la tappa catalana, i giovani europei riuniti in un workshop hanno potuto confrontarsi e proporre idee che culmineranno in un manifesto destinato a Bruxelles. 

  Qui non si ragiona a tavolino per slogan, si costruiscono ipotesi di futuro da cui, se saremo abbastanza furbi, potremmo anche imparare qualcosa. D’altronde, il Better Future Festival è uno strumento del coordinamento europeo guidato da Elfac, la Confederazione Europea delle famiglie numerose. Se fino a ieri molte di queste parole potevano suonare come sigle vuote, chi c’era in Catalogna ha visto e ascoltato realtà che avanzano proposte tangibili. “Alghero città a misura di famiglia: un percorso importantissimo, avviato nel 2017 per promuovere le politiche familiari. Siamo estremamente contenti e orgogliosi che il lavoro dell’Ufficio per le Politiche Familiari si sia consolidato in maniera tale da relazionarsi con estrema efficacia in Europa,” ha detto l’Assessora Maria Grazia Salaris, ricollocando il linguaggio istituzionale in uno spazio di credibilità che spesso manca nella dialettica politica. È un punto di partenza, insistono i protagonisti, per costruire alleanze su altri temi cari all’Europa, alla società civile e alle giovani generazioni. L’Assessore Enrico Daga non ha usato giri di parole: “Grazie al lavoro svolto in questi anni dall’Assessora Salaris, oggi siamo nelle condizioni per mettere a frutto il grande patrimonio di relazioni di competenze per trasformare i temi al centro delle politiche comunitarie come la famiglia, l’innovazione, la cura della persona, in opportunità di investimenti e creazione di reti per lo sviluppo di programmi in grado di dare alla città di Alghero una nuova veste in ambito nazionale e internazionale.” Non si chiedeva forse alla politica di smettere di parlare a vuoto e cominciare a costruire ponti concreti verso il domani? Ecco un esempio: qui non si discute di fantasmagoriche infrastrutture che restano chiuse in qualche cassetto, ma di un piccolo grande passo, un “ponte” non di cemento ma di idee.

  Uno scambio che, se coltivato con intelligenza, può trasformarsi in investimenti reali, in nuove opportunità, rendendo il vocabolario dei buoni propositi qualcosa di più di un esercizio di retorica. A Bruxelles, a progetto concluso, si presenterà un manifesto. Che si tratti di un documento capace di incidere davvero o di un semplice trofeo da appendere al muro, lo sapremo col tempo. Ma il fatto stesso che Alghero sia lì, insieme a un’Europa che si sforza di essere comunità e non collezione di egoismi, è un segnale meritevole di attenzione. Forse non sposterà le montagne, ma nel frastuono di tanti proclami vuoti, questa è almeno una voce che ha provato, con un po’ di coraggio, a dire qualcosa di sensato.

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