Parola ai candidati: Pierluigi Locci - Candidato consigliere a Cagliari con i Progressisti

  1. Perché hai scelto di candidarti in questo partito? La città di Cagliari con Massimo Zedda ha vissuto l’esperienza amministrativa più esaltante e efficace della sua storia politica dal dopo guerra. Oggi invece, dopo cinque anni a guida Truzzu, è evidente il regresso di tutti i servizi. I cittadini, estromessi da qualsiasi coinvolgimento nelle scelte, sono tornati al tempo in cui abitare, lavorare, circolare, far crescere i propri figli a Cagliari era una fatica, un percorso a ostacoli. Ho accettato volentieri la proposta di candidatura, perché Massimo Zedda e i Progressisti sono stati e sono in grado di guidare la domanda di cambiamento che arriva dalla comunità. Conoscono la strada per ripartire verso una rigenerazione urbana e ambientale, un modello di cultura e coesione sociale, e un’idea ambiziosa per un nuovo affaccio verso il mare e una riconoscibilità internazionale.

  2. Cosa ti ha spinto ad entrare in politica e a candidarti per il consiglio comunale di Cagliari? Sono sempre stato un outsider: ho vissuto il mio impegno civico principalmente nel modo di intendere il mio ruolo nella comunità (venti anni da ingegnere libero professionista vissuti per garantire a tutti il diritto a una casa, l’impegno ambientale fin dai primi anni giovanili, il supporto alle reti culturali cittadine, all’associazionismo , la mia naturale inclinazione a evitare i salotti preferendo le “storie vere”). Con questa candidatura proverò a fare la mia parte per rinnovare i processi politici e amministrativi, mettendo a frutto l’esperienza di ascolto e di servizio prestati in questi anni verso i cittadini e il loro desiderio di “abitare Cagliari”. Proverò a fare da collante tra le persone e gli uffici, cercando di rovesciare la logica del ‘tanto va così’ e di mettere in discussione alcune dinamiche autoreferenziali della Politica e dell’Amministrazione. 

  3. Quali sono le principali iniziative o progetti che vorresti portare avanti in consiglio comunale? Solo per fare un esempio legato alla mia professione, chiunque abbia dovuto affrontare il problema abitativo, sa che il sistema città è caratterizzato da una forte resistenza al cambiamento, scarsamente focalizzata sui bisogni dei cittadini e spesso vittima di una visione eccessivamente procedurale e burocratica del governo dello spazio urbano. Ne consegue che i cittadini devono fare fronte a un coacervo spesso contraddittorio di procedure e atti amministrativi di esasperante lentezza, che tende a frenare i progetti di sviluppo e le più auspicabili prospettive di realizzazione individuale e collettiva. E’ quindi un problema di norme? Forse, a volte. Ma credo che ci sia anche un problema di “interpretazione” delle norme. Gli uffici tecnici e amministrativi comunali devono sentirsi valorizzati nelle loro professionalità, guidati e accompagnati dalla Politica, devono potersi fidare di una Politica coraggiosa, capace di assumersi le proprie responsabilità in dialogo costante con i cittadini e gli uffici. Il tema della fiducia oggi è il principale terreno sul quale un Politico deve essere valutato. La fiducia è un bene sempre più scarso. Le iniziative da mettere in campo devono essere in grado di ricreare un legame forte tra i cittadini e gli amministratori, tra gli uffici comunali e i loro assessorati, tra la Politica e i Giovani, a cui bisogna dare gli strumenti per incidere realmente nella loro e nella nostra realtà. L’emergenza abitativa sarà uno dei temi su cui mi attiverò con maggiore attenzione: che significa ottimizzazione dei servizi comunali, nuova edilizia pubblica, rigenerazione urbana, sostegni reali per gli affitti, riqualificazione, cura del territorio, eliminazione delle barriere architettoniche. 

  4. Qual è la tua visione per il futuro di Cagliari e come pensi di contribuire a realizzarla? I finanziamenti di derivazione europea (il PNRR e i Fondi della Politica di Coesione, in primis) oggi rappresentano un’occasione storica, forse irripetibile, per attuare una azione efficace di innovazione e avanzamento qualitativo a livello infrastrutturale, economico e sociale. Il presupposto fondamentale perché ciò avvenga è che gli Uffici Comunali siano accompagnati e supportati , e non soffocati dal processo di programmazione, attuazione e rendicontazione degli interventi. Risorse finanziarie ingenti impongono processi di programmazione efficaci, qualificati e partecipati, anche attraverso la valorizzazione delle Imprese, dell’associazionismo e del Terzo Settore. La storia di Cagliari dimostra che nel contesto istituzionale giusto, la popolazione risponde in modo proattivo, contribuendo con iniziative innovative sul piano produttivo, occupazionale, culturale, di solidarietà e accoglienza. Questo rappresenta l’ossatura della democrazia partecipata, che non può non essere basata sulla ricostruzione della trama dei diritti: il diritto alla trasparenza (politica e normativa), il diritto ad essere informati e a partecipare, il diritto alla giustizia sociale, alla salute, al lavoro, alla casa, alla pluralità culturale. 

  5. Come valuti l'amministrazione attuale della città e quali aspetti credi che dovrebbero essere migliorati? Non spetta a me fare un bilancio negativo della passata amministrazione, la distanza ideologica e programmatica del partito e della coalizione con cui ho scelto di candidarmi è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia noi non siamo ideologicamente chiamati a sabotare le realizzazioni di chi ci ha preceduto, ma siamo di sicuro chiamati a restituire trasparenza, condivisione, strumenti di partecipazione ad una cittadinanza che dimostra di aver subito per cinque anni un governo sordo e distante dai bisogni delle persone. 

  6. Argomento di maggior interesse per la tua attività politica? Scelgo di concludere con uno slogan, che è soprattutto un augurio per la Città: “Un’altra cultura (ed un’altra economia) del Mare è possibile”. Come credo molti miei coetanei, da ragazzo ho vissuto l’aerea Porto come una zona separata dalla Città. Questo è assurdo in una città come Cagliari, collocata tra Mare e Laguna, circondata da saline e peschiere, storicamente aperta agli scambi con tutto il Mediterraneo e tradizionalmente pullulante di vita, ricca di attività e commerci legati alla marineria. Oggi Cagliari dovrebbe riscoprire la sua identità marinara attraverso una serie articolata di azioni in grado di riscoprire il Mare quale soggetto interlocutore della città. Oltre agli indubbi vantaggi sul piano della crescita economica, il Mare e la Nautica andrebbero valorizzati anche sul piano culturale. Come a Cortina tutti i bambini imparano a sciare, sarebbe bello immaginare per i nostri ragazzi maggiori opportunità di imparare ad “andare per mare”. La cultura della navigazione dovrebbe essere un patrimonio diffuso, agevolato tramite convenzioni tra il sistema scolastico e le scuole-vela. Sono ancora insufficienti per i nostri giovani le occasioni di fare scuola di vela ed esperienza di equipaggio e quello che in una normale cittadina di mare sarebbe parte importante della vita e della cultura locale, qui spesso è visto solo come un passatempo per le élites. L’andar per mare, invece, dovrebbe avere un significato diametralmente opposto. Il Porto è posto di accoglienza, in banchina nascono occasioni di confronto e scambio tra culture, tradizioni, modelli di vita, contro ogni forma di razzismo e di intolleranza. Cagliari, come Città di Pace e di Accoglienza, si costruisce anche con la cultura del Mare.

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