Cittadinanza Attiva con Manu Invisible: “Plastic Free” per la salvaguardia della Creazione

Intervista all'artista a cura di Paula Pitzalis

  Abbiamo incontrato l’artista Manu Invisible che con l’Associazione “Oikos” hanno realizzato un meraviglioso murale, presso la rotonda del Margine Rosso a Quartu in via Leonardo Da Vinci, proponendo una sensibilizzazione per la salvaguardia delle acque marine dall’inquinamento della plastica dovuto all’incuria degli uomini. È onorevole l’impegno che queste associazioni dedicano del loro tempo per la salvaguardia dell’ambiente senza scopo di lucro. Questi avvenimenti fanno sicuramente sperare in una visione positiva del futuro per il pianeta. 

  Quando nasce Manu Invisible? Manu Invisible nasce nel ventunesimo secolo a Cagliari in un periodo storico di transizione, poco prima dell’avvento di Internet, quindi prima di tutta l’influenza mediatica digitale. Poi c’è stata questa frontiera che è diventata parte dell’ispirazione della mia arte, infatti i ritengo un artista contemporaneo influenzato dai contenuti digitali. 

  C’è stato un primo periodo della nascita dei writers dove vi era una contestazione sociale specialmente negli USA. A te cosa permette quest’arte? Quello che la società non sa è che la Street Art e i Graffiti sono delle forme d’arte a cavallo tra il lecito, un qualcosa che proviene da ambiti non commissionati, ma dove si riappropria del contesto paesaggistico ed ambientale del luogo, soprattutto nelle aree urbane, e che grazie a questo aspetto le frontiere come la Street Art stanno maturando. In parole povere io personalmente e gran parte della scena artistica in tutto il mondo riesce a garantire alla società un livello qualitativo e tecnico alto per il semplice fatto che dieci e vent’anni prima sono state tecniche ed esperienze maturate in ambienti abusivi. 

  Cosa ne pensi dell’operato e del come agisce Bansky? Bansky sicuramente è una delle figure più influenti nel panorama del movimento della Street Art in ambito mondiale. C’è da dire che è stato capace di intavolare tutta una serie di gestioni della sua arte che vanno al di là del contenuto, vanno al di là del messaggio. 

  Ha anche una posizione politica. Si. Io, quando sono stato a Bristol diversi anni fa, ho conosciuto uno dei suoi manager, che fa parte della Pest Control e che gestisce assieme a lui quella che poi è la propaganda e la politica della sua arte.

Pest Control? Significa derattizzazione in italiano. Come nasce il fatto del portare una maschera? È una questione di identità? Come Bansky? E cos’è l’identità? L’identità è un codice identitario cruciale nella Street Art e gran parte della frontiera mondiale ha come codice identitario, appunto, quello dell’anonimato. Io ho scelto la via dell’anonimato all’inizio del mio percorso artistico non con una maschera, a scegliendo un semplice nome d’arte perché lo pseudonimo di per sé è una fora di anonimato perché noi non stiamo apparendo come nome e cognome di anagrafe. È un anonimato già quello. 

  Perché “Manu Invisible”? Manu la mano o Manuele? Manu perché è parte del mio nome d’anagrafe. È una sorta di diminutivo con cui mi chiamano da quando sono nato ed è diventato parte integrante con questo aggettivo “Invisible” che proviene appunto dal periodo in cui sviluppavo opere in strade a scorrimento veloce sia dell’isola che della penisola. Come nasce la maschera? La maschera nasce come un’esigenza maturata dal 2016 in poi, dopo che sono stato vittima di un accanimento accusatorio, che è andato avanti per cinque lunghissimi anni. 

  Da parte di chi? Della stampa? Della stampa in seguito ma in primis del governo che attraverso la polizia di Stato mi ha denunciato per reato di imbrattamento, cioè sporcare una superficie. E quindi si è incoronata quella che è stata un’assoluzione definitiva in Corte di Cassazione a Roma. Quindi parliamo al pari dei peggiori reati della nostra società come l’Associazione a delinquere, omicidi plurimi, ecc., i reati più gravi. Affianco c’era un reato lieve come il io, se pur penale, raramente viene effettuata la reclusione viene tramutata immediatamente in una pena pecuniaria. Io non ho dovuto pagare nulla perché sono stato assolto, e la mia fedina penale è pulita. Però sono stato vittima dei giornali che hanno scritto il mio nome e cognome d’anagrafe nelle principali testate nazionali. Questo fatto ha violato profondamente la mia privacy . Ho fatto rimuovere tutti i miei dati sensibili dalla rete e dal giorno come contenuto poetico ed espressivo ho costruito ed indosso questa maschera in maniera radicale quando lavoro nei miei muri. 

  Meraviglio questo murale che eseguito con l’Associazione Oikos sulla problematica della plastica nei mari. C’è da parte tua anche una scelta ed impegno sociale? Sì io sono profondamente convinto che quest’opera non sia di Manu Invisible, ma sia un’opera di tutti. E questo va a conferma per il semplice fatto che il Committente è un’Associazione di un certo profilo come “Oikos” Cittadinanza Attiva che si sporca ogni giorno le mani sia per garantire una società più equa, ma sia avere un ambiente e una società più giusta e più pulita. E ne abbiamo la dimostrazione che davanti alla parete hanno rimosso alberi secchi e pericolanti che gravavano sull’area pedonale, o addirittura tutti i calcinacci e le macerie residui di decenni e decenni di edilizia feroce che abbiamo alle spalle, e si permettono di inaugurare tutto un piano urbanistico legato al verde e alla piantagione di nuove macchie mediterranee, e anche perché no un proseguo di quello che è stato il mio murale come primo input che si affaccia poi alle nuove generazioni. Quindi sicuramente uno stimolo in più per chi arriverà di certo dopo di me.

  La tua relazione con la musica posto che la Street Art ha sempre avuto un stretto legame con certi generi musicali. Cosa ascolta Manu Invisible? Manu Invisible ha sempre ascoltato un po’ di tutto. Nella mia playlist intima ci sono più di mille canzoni di diversi generi e stile. Da una parte la risorsa e la sfortuna ambivalente è che io facendo Street Art come la stragrande maggioranza dei miei colleghi non ascolto musica più al lavoro perché è impossibile. A volte capita di fare delle fotografie, o di fare una chiacchierata con qualche passante, quindi quando si è al lavora bisogna essere disponibili dove non è più una sfera relazionale con sé stessi e con la propria intima arte, ma quest’intimità approda più che altro nel lavoro delle bozze. Al lavoro si ha più un effetto ambient delle auto, o perché no anche di silenzio se abbiamo la fortuna di dipingere in luoghi incontaminati. Mi viene in mente l’Oasi del WWF del Cervo e della Luna che abbiamo a Monte Arcosu dove abbiamo lavorato con colleghi per due lunghissime settimane con un silenzio che solo Madre Natura sa regalarci. 

  Arrivano gli extraterrestri. Manu Invisible come comunica con loro e che cosa comunica? Comunica sicuramente in maniera non verbale che fino ad ora è l’unica risorsa che ci siamo inventati noi umani per comunicare tra di noi, quindi non esiste linguaggio, non esiste bandiera per la comunicazione per immagini. E perché no? Magari si riesce a comunicare per immagini in maniera non verbale proprio con loro che conosciamo davvero così poco.

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