Abbiamo incontrato l’artista Manu Invisible che con l’Associazione “Oikos” hanno realizzato
un meraviglioso murale, presso la rotonda del Margine Rosso a Quartu in via Leonardo Da
Vinci, proponendo una sensibilizzazione per la salvaguardia delle acque marine
dall’inquinamento della plastica dovuto all’incuria degli uomini. È onorevole l’impegno che
queste associazioni dedicano del loro tempo per la salvaguardia dell’ambiente senza scopo di
lucro. Questi avvenimenti fanno sicuramente sperare in una visione positiva del futuro per il
pianeta.
Quando nasce Manu Invisible?
Manu Invisible nasce nel ventunesimo secolo a Cagliari in un periodo storico di transizione, poco
prima dell’avvento di Internet, quindi prima di tutta l’influenza mediatica digitale. Poi c’è stata
questa frontiera che è diventata parte dell’ispirazione della mia arte, infatti i ritengo un artista
contemporaneo influenzato dai contenuti digitali.
C’è stato un primo periodo della nascita dei writers dove vi era una contestazione sociale
specialmente negli USA. A te cosa permette quest’arte?
Quello che la società non sa è che la Street Art e i Graffiti sono delle forme d’arte a cavallo tra il
lecito, un qualcosa che proviene da ambiti non commissionati, ma dove si riappropria del contesto
paesaggistico ed ambientale del luogo, soprattutto nelle aree urbane, e che grazie a questo aspetto le
frontiere come la Street Art stanno maturando. In parole povere io personalmente e gran parte della
scena artistica in tutto il mondo riesce a garantire alla società un livello qualitativo e tecnico alto per
il semplice fatto che dieci e vent’anni prima sono state tecniche ed esperienze maturate in ambienti
abusivi.
Cosa ne pensi dell’operato e del come agisce Bansky?
Bansky sicuramente è una delle figure più influenti nel panorama del movimento della Street Art in
ambito mondiale. C’è da dire che è stato capace di intavolare tutta una serie di gestioni della sua
arte che vanno al di là del contenuto, vanno al di là del messaggio.
Ha anche una posizione politica.
Si. Io, quando sono stato a Bristol diversi anni fa, ho conosciuto uno dei suoi manager, che fa parte
della Pest Control e che gestisce assieme a lui quella che poi è la propaganda e la politica della sua
arte.
Pest Control?
Significa derattizzazione in italiano.
Come nasce il fatto del portare una maschera? È una questione di identità? Come Bansky? E
cos’è l’identità?
L’identità è un codice identitario cruciale nella Street Art e gran parte della frontiera mondiale ha
come codice identitario, appunto, quello dell’anonimato. Io ho scelto la via dell’anonimato
all’inizio del mio percorso artistico non con una maschera, a scegliendo un semplice nome d’arte
perché lo pseudonimo di per sé è una fora di anonimato perché noi non stiamo apparendo come
nome e cognome di anagrafe. È un anonimato già quello.
Perché “Manu Invisible”? Manu la mano o Manuele?
Manu perché è parte del mio nome d’anagrafe. È una sorta di diminutivo con cui mi chiamano da
quando sono nato ed è diventato parte integrante con questo aggettivo “Invisible” che proviene
appunto dal periodo in cui sviluppavo opere in strade a scorrimento veloce sia dell’isola che della
penisola. Come nasce la maschera? La maschera nasce come un’esigenza maturata dal 2016 in poi,
dopo che sono stato vittima di un accanimento accusatorio, che è andato avanti per cinque
lunghissimi anni.
Da parte di chi? Della stampa?
Della stampa in seguito ma in primis del governo che attraverso la polizia di Stato mi ha denunciato
per reato di imbrattamento, cioè sporcare una superficie. E quindi si è incoronata quella che è stata
un’assoluzione definitiva in Corte di Cassazione a Roma. Quindi parliamo al pari dei peggiori reati
della nostra società come l’Associazione a delinquere, omicidi plurimi, ecc., i reati più gravi.
Affianco c’era un reato lieve come il io, se pur penale, raramente viene effettuata la reclusione
viene tramutata immediatamente in una pena pecuniaria. Io non ho dovuto pagare nulla perché sono
stato assolto, e la mia fedina penale è pulita. Però sono stato vittima dei giornali che hanno scritto il
mio nome e cognome d’anagrafe nelle principali testate nazionali. Questo fatto ha violato
profondamente la mia privacy . Ho fatto rimuovere tutti i miei dati sensibili dalla rete e dal giorno
come contenuto poetico ed espressivo ho costruito ed indosso questa maschera in maniera radicale
quando lavoro nei miei muri.
Meraviglio questo murale che eseguito con l’Associazione Oikos sulla problematica della
plastica nei mari. C’è da parte tua anche una scelta ed impegno sociale?
Sì io sono profondamente convinto che quest’opera non sia di Manu Invisible, ma sia un’opera di
tutti. E questo va a conferma per il semplice fatto che il Committente è un’Associazione di un certo
profilo come “Oikos” Cittadinanza Attiva che si sporca ogni giorno le mani sia per garantire una
società più equa, ma sia avere un ambiente e una società più giusta e più pulita. E ne abbiamo la
dimostrazione che davanti alla parete hanno rimosso alberi secchi e pericolanti che gravavano
sull’area pedonale, o addirittura tutti i calcinacci e le macerie residui di decenni e decenni di edilizia
feroce che abbiamo alle spalle, e si permettono di inaugurare tutto un piano urbanistico legato al
verde e alla piantagione di nuove macchie mediterranee, e anche perché no un proseguo di quello
che è stato il mio murale come primo input che si affaccia poi alle nuove generazioni. Quindi
sicuramente uno stimolo in più per chi arriverà di certo dopo di me.
La tua relazione con la musica posto che la Street Art ha sempre avuto un stretto legame con
certi generi musicali. Cosa ascolta Manu Invisible?
Manu Invisible ha sempre ascoltato un po’ di tutto. Nella mia playlist intima ci sono più di mille
canzoni di diversi generi e stile. Da una parte la risorsa e la sfortuna ambivalente è che io facendo
Street Art come la stragrande maggioranza dei miei colleghi non ascolto musica più al lavoro
perché è impossibile. A volte capita di fare delle fotografie, o di fare una chiacchierata con qualche
passante, quindi quando si è al lavora bisogna essere disponibili dove non è più una sfera
relazionale con sé stessi e con la propria intima arte, ma quest’intimità approda più che altro nel
lavoro delle bozze. Al lavoro si ha più un effetto ambient delle auto, o perché no anche di silenzio
se abbiamo la fortuna di dipingere in luoghi incontaminati. Mi viene in mente l’Oasi del WWF del
Cervo e della Luna che abbiamo a Monte Arcosu dove abbiamo lavorato con colleghi per due
lunghissime settimane con un silenzio che solo Madre Natura sa regalarci.
Arrivano gli extraterrestri. Manu Invisible come comunica con loro e che cosa comunica?
Comunica sicuramente in maniera non verbale che fino ad ora è l’unica risorsa che ci siamo
inventati noi umani per comunicare tra di noi, quindi non esiste linguaggio, non esiste bandiera per
la comunicazione per immagini. E perché no? Magari si riesce a comunicare per immagini in
maniera non verbale proprio con loro che conosciamo davvero così poco.