Il 3 dicembre è la festa liturgica di san Francesco Saverio. Un Santo che ha dell’incredibile. Partì da solo per le Indie, con una sola ricchezza: portare Cristo a chi ancora non lo conosceva. Un esempio di cristianesimo militante.
San Francesco Saverio è considerato il più grande missionario dell’epoca moderna. Fu proclamato Patrono dell’Oriente, dell’Opera della Propagazione della Fede e, con Santa Teresina di Lisieux, delle Missioni. Infatti, nella sua vita, tutta dedicata all’apostolato, giunse in India, Giappone e Cina, dove morì.
Morì su uno scoglio arido e desolato di fronte alla Cina, avendo per unica compagnia e conforto un servo indigeno. Moltiplicandosi i miracoli ricevuti per sua intercessione, fu elevato agli onori degli altari e proclamato celeste protettore di tutte le missioni cattoliche.
Noto come l’apostolo delle Indie, ritenuto il più grande missionario del Cristianesimo, il gesuita Francesco Saverio nasce nel 1506 in un castello, a Javier, nella Navarra, da una ricca famiglia di nobili spagnoli. Il padre è un giurista e i fratelli sono soldati. Invece Francesco sogna un’altra strada. Studioso e colto si laurea all’Università di Parigi.
L’agiografia vuole che sin da subito sant’Ignazio, notando l’interessante temperamento del ragazzo, tentò di distoglierlo dalla sua visione della vita troppo legata ai beni materiali ripetendogli spesso la frase: «Che giova all’uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l’anima?» (Mc. 8,36). Francesco, all’inizio, mosso dall’antipatia verso Ignazio, rimase indifferente ai suoi richiami ma infine dovette cedere.
L’antipatia si trasformò in profonda ammirazione e gratitudine e il 15 agosto del 1534 si consacrò a Cristo tra i primi sette componenti della Compagnia di Gesù.
Francesco diventa sacerdote nel 1537 e nel 1540 parte missionario in India per parlare del Vangelo alle popolazioni che non lo conoscono. Il lungo viaggio dura tredici mesi. I coloni portoghesi conducevano una vita disordinata e immorale, alla ricerca smodata di ricchezza. Il santo si sacrifica soffrendo la fame e la malattia per dedicarsi agli ammalati, confortare i carcerati, difendere gli schiavi, istruire i bambini, tanto da meritarsi il titolo di “Grande Padre”. Francesco cerca di riunire i bambini e li chiama suonando un campanello. Impartisce loro il catechismo e insegna canti spirituali. Fonda chiese e scuole, sa essere all’occorrenza maestro, giudice e medico. Soprattutto ha un talento fuori dal comune come predicatore e grazie a lui numerosissime sono le conversioni. Il gesuita è infaticabile e battezza migliaia di persone. Tantissimi sono i miracoli attribuiti alle sue preghiere.