Il fascino dello Zecchino d'Oro: piccole star e voci piccine

  Quando si parla dello Zecchino d'Oro, non si può fare a meno di considerare come questa manifestazione abbia attraversato la storia italiana, riflettendo i cambiamenti sociali e culturali del Paese. Nato nel 1959 da un'idea di Cino Tortorella, meglio conosciuto come il Mago Zurlì, lo Zecchino d'Oro non è solo un festival canoro per bambini, ma un vero e proprio fenomeno culturale che ha saputo mantenere intatto il suo fascino per oltre sei decenni. Cino Tortorella, uomo di grande inventiva e carisma, concepì l'idea di un festival dedicato ai più piccoli, dove fossero i bambini stessi a essere protagonisti, sia come interpreti sia come giurati. L'iniziativa trovò terreno fertile in un'Italia che usciva dal dopoguerra e cercava nuovi modelli di intrattenimento educativo. Nel 1961, lo Zecchino d'Oro si trasferì al Teatro Antoniano di Bologna, una scelta non casuale. 

  L'Antoniano, gestito dai frati francescani, rappresentava un luogo di aggregazione e solidarietà, valori che sarebbero diventati il cuore pulsante della manifestazione. Ma ciò che ha reso davvero unico lo Zecchino d'Oro è stato l'apporto di Mariele Ventre. Nel 1963, appena ventisettenne, fondò il Piccolo Coro dell'Antoniano, che avrebbe diretto con passione e dedizione per oltre trent'anni. Sotto la sua guida, il coro divenne non solo un'istituzione musicale, ma anche un simbolo di innocenza e speranza. Mariele credeva fermamente nel potere educativo della musica e nel suo ruolo nella formazione dei più giovani. La sua scomparsa nel 1995 segnò la fine di un'era, ma il testimone passò a Sabrina Simoni, che continuò l'opera nel solco tracciato dalla sua predecessora. Lo Zecchino d'Oro ha sempre promosso valori universali come la pace, l'uguaglianza e la solidarietà. Questo impegno è stato riconosciuto nel 2008, quando l'UNESCO ha inserito la manifestazione nel proprio Patrimonio per una Cultura di Pace. È stato un riconoscimento senza precedenti: per la prima volta, un programma televisivo veniva insignito di un tale onore. Questo attestato internazionale ha sottolineato come lo Zecchino d'Oro non sia solo intrattenimento, ma anche veicolo di messaggi positivi e formativi. Analizzando la storia dello Zecchino d'Oro, si nota come abbia saputo adattarsi ai cambiamenti della società italiana. Negli anni '60, le canzoni riflettevano un'Italia in crescita economica, con testi che parlavano di speranza e futuro. 

  Negli anni '70 e '80, si affrontavano temi più complessi, come l'ambiente e la solidarietà internazionale, rispecchiando una società più consapevole delle sfide globali. La scelta di far cantare ai bambini canzoni inedite ha permesso di creare un repertorio originale e variegato, che ha arricchito il patrimonio musicale italiano. Molti brani dello Zecchino d'Oro sono entrati nell'immaginario collettivo, cantati e ricordati da generazioni. Il successo della manifestazione non sarebbe stato possibile senza l'impegno costante dell'Antoniano e dei suoi collaboratori. L'istituzione ha saputo mantenere viva la tradizione, innovando al contempo format e contenuti per restare al passo con i tempi. La direzione di Sabrina Simoni ha portato nuove energie, senza tradire lo spirito originario instaurato da Mariele Ventre. In conclusione, lo Zecchino d'Oro rappresenta un unicum nel panorama culturale italiano. È la testimonianza di come la musica possa essere un potente strumento educativo, capace di unire generazioni e di veicolare valori universali. La sua storia è intrecciata con quella dell'Italia moderna, riflettendo speranze, cambiamenti e sfide di un Paese in continua evoluzione. Guardando al futuro, lo Zecchino d'Oro continua a essere un appuntamento atteso, non solo per i più piccoli, ma anche per gli adulti che ritrovano in esso un pezzo della propria infanzia. È un ponte tra passato e presente, una melodia che continua a risuonare nel cuore di milioni di persone.

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