Seguire una dieta mediterranea biologica non è solo una scelta alimentare, ma un vero e proprio investimento sulla salute. Lo dimostra lo studio IMOD (Italian Mediterranean Organic Diet), condotto dall'Università di Roma Tor Vergata e coordinato dalla professoressa Laura Di Renzo, che ha esaminato l’impatto di questa combinazione di tradizione e innovazione sul benessere fisico. I risultati? Riduzione significativa di infiammazioni, miglioramento del microbiota intestinale, abbassamento del rischio cardiocircolatorio e persino una minor esposizione a sostanze chimiche dannose.
La dieta biomediterranea, così chiamata per il suo mix di alimenti biologici e principi della dieta mediterranea, è risultata efficace nel ridurre il rischio di malattie croniche, come malattie cardiovascolari, diabete e tumori. Lo studio ha coinvolto un campione di 15 volontari sani, monitorati nel corso di un mese, e ha rivelato un miglioramento globale nei parametri di salute.
Tra i risultati più significativi si registra una crescita del 25% nei batteri "buoni" del microbiota intestinale, accompagnata da una riduzione del 50% dei batteri "pro-ossidanti", responsabili di stati infiammatori.
Questa modulazione del microbiota intestinale, spesso definito il "secondo cervello", è fondamentale per sostenere il sistema immunitario e prevenire condizioni croniche.
Un capitolo rilevante dello studio riguarda il rischio cardiovascolare. Gli indicatori come l’indice di aterogenicità e l’indice di trombogenicità, che misurano rispettivamente il rischio di ostruzione delle arterie e formazione di trombi, sono stati drasticamente ridotti. L’aterogenicità è passata da 0,29 a 0,16, mentre la trombogenicità è scesa da 0,42 a 0,20. Questo risultato è attribuibile al minor consumo di grassi saturi e alla maggiore presenza di antiossidanti, che contrastano i radicali liberi e l’invecchiamento cellulare.
L’impatto positivo non riguarda solo la salute individuale, ma anche quella del pianeta. Durante il mese di dieta, i partecipanti hanno ridotto la loro impronta idrica di circa 20.000 litri a persona, equivalente a oltre 250 docce. Anche l’impronta carbonica è diminuita, con una riduzione delle emissioni di CO2 da 40,25 kg a 38,13 kg. Mangiare biologico non significa solo scegliere cibo sano, ma contribuire attivamente alla sostenibilità ambientale.
Un dato inaspettato è emerso dall’analisi del Indice di Adeguatezza Mediterranea, che misura quanto una dieta si avvicini ai principi della dieta mediterranea. Prima dello studio, i partecipanti avevano un punteggio medio di 1,4 (considerato inadeguato), ma durante il mese di dieta il punteggio è schizzato a oltre 15, un livello eccellente. Questo dimostra che molti italiani, pur pensando di seguire una dieta mediterranea, in realtà ne sono lontani. Piccoli cambiamenti, come aumentare il consumo di vegetali, cereali integrali, legumi e proteine ittiche, possono avere un impatto significativo sulla salute.
"La dieta biomediterranea riduce l’esposizione a sostanze chimiche nocive e rafforza le barriere naturali contro infiammazioni e danni cellulari", ha spiegato la professoressa Laura Di Renzo durante la presentazione dei risultati. "Grazie a un database ex novo, abbiamo potuto raccogliere dati straordinari che dimostrano come la combinazione di dieta mediterranea e alimenti biologici abbia effetti rilevanti sulla salute e sull’ambiente."
Lo studio, che ha approfondito il concetto di esposoma (insieme dei fattori che influenzano la salute), sottolinea quanto ciò che mangiamo influisca sul nostro stato di benessere. Il cibo biologico, privo di pesticidi e fertilizzanti sintetici, si rivela un alleato insostituibile nella prevenzione di patologie croniche.
Oltre ai dati scientifici, la ricerca ha generato una campagna di sensibilizzazione intitolata “Il Bio dentro di noi”, sostenuta da FederBio, AssoBio e Consorzio Il Biologico. L’obiettivo è promuovere la dieta biomediterranea come modello di salute pubblica, estendendone l’applicazione anche nelle mense scolastiche, per educare i più giovani a scelte alimentari consapevoli.
Come ha sottolineato il sottosegretario Luigi D’Eramo, "La dieta mediterranea, già patrimonio immateriale dell’umanità, combinata con il biologico, rappresenta un sistema alimentare eccellente per la salute e per il pianeta. Dobbiamo lavorare per aumentarne la diffusione e sensibilizzare i cittadini sui suoi benefici."
Lo studio dell’Università di Roma Tor Vergata conferma ciò che molti sospettavano: la dieta biomediterranea non è solo una moda, ma un approccio scientificamente validato per migliorare la salute e ridurre l’impatto ambientale. Con benefici che spaziano dalla prevenzione delle malattie croniche al risparmio idrico e alla riduzione delle emissioni, rappresenta una scelta che guarda al futuro, combinando tradizione, scienza e sostenibilità.