L'ennesima prestazione che più che una partita di calcio, sembra il riflesso di una triste
commedia in atto. Un Cagliari che, seppur avesse promesso qualcosa di diverso, ha
regalato una prestazione che più che delusione, evoca pura disperazione. La sconfitta
contro il Torino è stata il culmine di una serie di errori individuali, tattici e, più in generale,
di una squadra che sembra non sapere neppure cosa voglia fare in campo.
Partiamo dall’allenatore, Nicola. Non che ci fosse da aspettarsi un miracolo, ma ogni volta
che si apre la bocca, sembra voler insabbiare la situazione con le sue dichiarazioni di
circostanza. In prepartita, è sembrato più un uomo che stava per affrontare un
interrogatorio piuttosto che una partita di calcio. "Non dipende da me" è stato il leitmotiv.
E
se davvero non decide nulla, forse sarebbe meglio che lasciasse posto a qualcun altro che
possa almeno fare finta di sapere che direzione prendere.
Eppure, dopo il match, l’unica risposta che è stata offerta ai tifosi è stato un "sono stanchi".
Ma come, mister? I tifosi, che hanno fatto sacrifici per venire a vedere la squadra, devono
sentirsi dire che i giocatori non ce la fanno? Il tutto mentre la squadra è priva di impegni
nelle coppe e viaggia a velocità supersonica nella sua involuzione calcistica.
La
"stanchezza" diventa l'alibi di un allenatore che non trova altro da dire. Dobbiamo forse
credere che i veri sacrifici li facciano i tifosi e non i calciatori professionisti? Davvero? Ma
quello che è ancora più intollerabile è che il mister ha cercato di scaricare la responsabilità
su tutto e tutti, tranne che su sé stesso. Un uomo che non sa dove vada, ma sembra tanto
sicuro che non è lui a decidere, perché alla fine se non sono le sue scelte, allora di chi
sono?
Parlando di scelte, non possiamo non notare che la gestione delle formazioni e degli
uomini in campo è stata una delle cause principali del naufragio. Se i giocatori sono in
debito d’ossigeno, se l’intensità è quella di un allenamento estivo e la difesa sembra un
colabrodo, è perché l’allenatore non è riuscito a dare un’identità alla squadra. La
mancanza di schemi evidenti, di spirito di gruppo e di motivazione si è vista in ogni angolo
del campo. In difesa, se pensiamo che gli errori individuali abbiano fatto più danni di un
intero esercito di cavallette, è bene rendersi conto che c'è qualcosa che non va anche a
livello di impostazione del gioco.
Insomma, questa squadra non ha né capo né coda. E quando una squadra gioca come se
fosse un insieme di individui che si allenano separatamente senza la minima idea di
collettivo, i risultati si vedono. E con loro, le dichiarazioni del mister, che non fanno altro
che alimentare la sensazione che la barca stia affondando lentamente. Ma non
preoccupatevi, mister, la società si assicurerà di non farvi mai capire che il timone lo
stanno stringendo in mani che neppure voi vedete. Perché alla fine, l’unica cosa che conta
è che la squadra venga portata in fondo… ma verso quale direzione, nessuno lo sa.