Parlando di Settimana Santa, possiamo osservare infinite e
meravigliose espressioni d’arte sacra esposte nelle chiese, o condotte a
spalla dai componenti delle confraternite e dei comitati durante le
processioni di tutte le comunità cattoliche. In Sardegna, esistono
interessanti simulacri che riportano a periodi storici più o meno
recenti, e tra quelli degni di nota ci sono certamente le sculture legate
ai riti paraliturgici della Pasqua e della Settimana Santa.
Innegabilmente, le raffigurazioni del “Cristo deposto”, quello che
viene “incravadu e iscravadu” nelle giornate di Giovedi e Venerdi poco
prima della Pasqua, restano forse le più affascinanti, sia per le
dinamiche spirituali a cui sono legate, sia per quelle soluzioni artistico-
funzionali di cui sono dotate; infatti, le braccia “mobili”, e in alcuni
casi anche le gambe, danno a questi simulacri una maggiore
sensazione di realtà scenica quando vengono calati dalla croce la sera
“de sa Chenabura Santa”. Non dimentico di citare anche i simulacri
delle Addolorate, di cui esistono notevoli e pregevoli raffigurazioni
scultoree.
C’è un terzo insieme figurativo d’arte sacra, che non è meno
funzionale alla sfera meditativa della Settimana Santa, ed è quello della
Pietà. La parola “pietà”, richiamerà facilmente alle menti dei lettori di
questo articolo, la famosissima e straordinaria opera d’arte di
Michelangelo Buonarroti; eppure in Sardegna abbiamo una scultura
simile che non può non essere posta tra le eccellenze d’arte sacra
italiana: è la Pietà di Macomer.
La scultura della Pietà di Macomer si rifà alla corrente manierista del
XVI secolo di possibile ambito sardo, ma potrebbe essere arrivata in
paese da un originaria località ligure o campana.
Lo sguardo di chi
osserva il capolavoro d’arte viene subito catturato dalla posa della
Vergine Maria, raffigurata nella sua condizione di Addolorata; ella
sembra quasi offrire il corpo di suo figlio Gesù a coloro che
contemplano quella scena d’arte religiosa, rivelando l’intenzione stessa
dello scultore, che vuole unire in una sola realtà spirituale, la
componente umana del fedele che guarda, e quella artistica dello
scultore che trae dalla pietra l’insieme sacro dell’opera. Lo spettatore
che sta dinanzi alla Pietà di Macomer, è invitato a vivere la stessa
emozione di dolore rappresentata nell’insieme scultoreo, attraverso il
simbolismo delle lacrime presenti sul volto della Madonna.
Rispetto alla splendida Pietà del Michelangelo, l’anonimo artista della
Pietà di Macomer colloca il corpo del “Cristo morto” non del tutto in
grembo all’Addolorata, ma lo sistema in una posa plastica di grande
impatto figurativo che sembra dire: “Ecco mio figlio: prendete questo
Pane offerto in sacrificio per voi!”.
La testa di Gesù è chinata sulla
destra, il braccio cade al di fuori delle gambe di Maria: lei non può più
guardare quel momento atroce, perché ormai indossa una maschera di
lacrime che ne occulta la vista.
La chiesa di San Pantaleo, parrocchiale di Macomer, è presente già
dalla seconda metà del ‘500, in relazione ai lavori sul campanile;
successivamente, si hanno dei documenti che trattano di importanti
opere edilizie nel ‘600 e nel ‘700.
Il Manierismo è il movimento stilistico italiano ed europeo che si
colloca tra il 1520, circa, e l’ultimo decennio del Cinquecento; il
termine deriva da “maniera”, poiché gli artisti lavoravano alla
“maniera” dei grandi autori cinquecenteschi come Raffaello,
Michelangelo e Leonardo.