"Bagassa de gana": Alghero e il circo del Capodanno

  Si è appena spenta l'eco del concerto dei Negramaro ad Alghero, e già la città è avvolta da un altro tipo di rumore: quello delle polemiche. A scatenarle, come da tradizione, è il solito dibattito sulla conta delle presenze, un rituale annuale che sembra aver assunto più importanza dell'evento stesso. Questa volta, il numero magico varia da 8.000 a 20.000 persone, a seconda di chi si ascolta, con accuse incrociate che trasformano la piazza in un'arena politica. Da un lato, le testate giornalistiche locali, fedeli al dato della Questura, parlano di 8.000 presenze. Dall'altro, i politici algheresi mettono in discussione questa cifra. Qualcuno, ad "occhiometro", giura che fossero molte di più, accusando la stampa di essere "di parte". È Alessandro Cocco, capogruppo di Fratelli d’Italia, a rincarare la dose, dichiarando: “Il Capodanno appena trascorso, prima vera prova di programmazione turistica dell’amministrazione di sinistra, poteva e doveva essere affrontato meglio. 

  A fronte del milione di euro investito, abbiamo raccolto risultati inferiori rispetto agli anni precedenti.” Non si tratta solo di numeri, ma di un confronto di visioni. Cocco elenca dati impietosi: zero euro dagli sponsor, 60.000 euro raccolti dagli stand contro i 120.000 del 2023 e un evento ridotto a due giornate. La sua critica si fa politica: “Questi risultati sono il frutto di posizioni ideologiche contrarie ai grandi eventi, sostenute da una parte degli alleati del Sindaco. A lui rivolgiamo un appello: isoli gli estremismi ideologici e collabori anche con l’opposizione per il bene di Alghero.” A mettere una pezza alle accuse ci pensa la Fondazione Alghero, che parla di 20.000 persone complessive, con 15.500 nel piazzale della Pace e altre 5.000 lungo il Lungomare Barcellona. Il sindaco Raimondo Cacciotto, dal canto suo, non si lascia intimidire e affida a Facebook la sua visione: “Un Capodanno straordinario, con più di 15.000 presenze in piazza. Grazie a chi ha lavorato a vario titolo per rendere possibile l’evento.”

  Il suo invito a una regia unitaria tra gli enti per future edizioni si perde però tra le polemiche. Anche l’assessore al Bilancio, Enrico Daga, non si tira indietro e, con un post critico, punta il dito contro il clima infantile della disputa: “Le competizioni numeriche non sono la risposta alle difficoltà che stiamo affrontando. La Sardegna ha bisogno di soluzioni concrete, non di gare sulla conta delle persone.” Daga allarga il discorso, indicando una visione più ampia che integri economia, cultura e turismo. E poi arriva, Emiliano Piras, consigliere di maggioranza, che con una punta di amara ironia sigilla la vicenda: “Per le opposizioni e i detrattori seriali 1.000, per la Questura 10.000, per la maggioranza 100.000, per le testate giornalistiche regionali almeno 1 persona in meno rispetto alle altre città della Sardegna… ohi, bagassa de gana ogni anno con questa storia del Capodanno.” Ecco, il vero spettacolo di Capodanno ad Alghero non si tiene sul palco, ma si consuma nei giorni successivi, quando la città si divide in fazioni, trasformando un evento di festa in un simbolo di cialtronaggine politica. Non c'è cifra che possa spiegare perché, anno dopo anno, l’energia spesa a discutere non venga investita per costruire qualcosa di più duraturo. Ma forse è proprio questo il Capodanno algherese: una metafora perfetta della nostra politica, fatta di parole, accuse e numeri che non contano nulla.

Cronaca

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